Lirica
LA CENERENTOLA

Cenerentola si fa in quattro

Cenerentola si fa in quattro

Uno spettacolo colorato, anzi coloratissimo quello che Paolo Panizza propone al pubblico del Filarmonico con questo allestimento realizzato dalla Fondazione Arena di Verona in collaborazione con Opera Futura. Pochi pannelli di fondo con scale e finestre poste vagamente in obliquo quasi fossero dipinte da qualche ragazzino, un enorme camino che emette fumo dalla cima della cappa, abiti sgargianti ispirati in larga parte ai costumi settecenteschi ma con molte rivisitazioni tendenti volutamente al kitsch, il palazzo del principe ridotto all’osso nell’arredamento, una chiesetta bianca sul finale a ricordare le nozze e, infine, una gestualità eccentrica e ridondante dei personaggi completano il quadro generale. L’atmosfera è allegra, onirica, da racconto per bambini e lo spettacolo scorre leggero senza particolari intenzioni di analisi psicologica dei personaggi che risultano quindi bidimensionali come quelli delle fiabe; l’intento ironico è palese e sortisce bene il suo effetto senza mai trascendere nell’eccesso. Simpatica l’idea di affiancare in alcuni momenti alla protagonista altre tre figure a lei identiche che fungono da alter ego e che visivamente rendono l’idea del doversi “fare in quattro” per svolgere tutti i compiti dovuti.

Nel cast molti giovani solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Nel ruolo del titolo Aya Wakizono è una Cenerentola vivace, mai lamentosa, piuttosto sicura di sé, decisa a fronteggiare la situazione: la voce è scura e vellutata, pienissima nei centri, elegante per quanto concerne l’emissione. Giovanni Romeo veste i panni di un Don Magnifico debole di carattere e pronto a fare da zerbino di fronte al principe, dotato di uno strumento abbastanza potente, ma dal retrogusto un po’ nasale che talvolta evidenzia lievi problemi di intonazione. Il Don Ramiro di Pietro Adaìni meriterebbe qualche colore in aggiunta, ma a fronte di ciò mostra di possedere un acuto svettante e una buona padronanza scenica. Modestas Sedlevicius impersona un simpatico Dandini molto a suo agio nel vestire panni principeschi, sicuro nell’emissione, che risulta sempre accurata, e dalla linea di canto pulita. Corretti l’Alidoro di Simon Lim e le Clorinda e Tisbe rispettivamente di Cecilia Lee e Chiara Tirlotta.

A dirigere l’Orchestra dell’Arena di Verona Sebastiano Rolli: la sua è una Cenerentola brillante ma non farsesca, equilibrata nei toni, a tratti quasi malinconicamente intimista, mantenendo sempre viva l’attenzione al palcoscenico e staccando tempi moderatamente serrati. Abbastanza buona la prova del Coro, appena sufficiente, invece, quella del Corpo di ballo, a tratti poco fluido nel gesto.

Visto il 04-02-2016
al Filarmonico di Verona (VR)