La recensione dello spettacolo "La centaura" di Dacia Maraini. Due strani personaggi conducono gli spettatori indietro nel tempo, a riscoprire cosa hanno visto quelle mura lungo le quali ci si muove.
Per la settima edizione del Festival di Arona, Dacia Maraini compone una breve drammaturgia in omaggio alla storia della città della quale dal 2016 è cittadina onoraria. Lo spunto de La Centaura è il recente scavo archeologico effettuato sul lungolago che ha portato alla luce le mura medievali della città; come suggerito dall'autrice, lo spettacolo nasce dalla "memoria che si fa viva attraverso resti e mura come queste".
L'eredità storica: memoria e favola
"Seguitemi lungo le mura dissepolte di questa città stregata. seguitemi lungo le mura antiche, dall'asfalto al porto, lungo questi scavi orizzontali dove fioriscono i ricordi. Io non li rammento, ma la città sì" (da La Centaura)
Due strani personaggi conducono gli spettatori indietro nel tempo, a riscoprire cosa hanno visto quelle mura lungo le quali ci si muove. Il pubblico incontra una Centaura, il personaggio mitico che ha le fattezze di una costellazione discesa dal cielo, intermediario tra la gli uomini e l'origine misteriosa della sua storia. Poco dopo Alice la raggiunge dal suo Paese delle meraviglie per rinfrescare la memoria alla Centaura e quindi anche al pubblico; condisce i racconti con il suo entusiasmo fiabesco.
La favola dell'uomo e della sua terra
I due personaggi e il loro dialogo rendono la narrazione allo stesso tempo interessante e giocosa. Il linguaggio è infatti adatto a un pubblico eterogeneo, di modo che il breve spettacolo possa accogliere ad Arona viaggiatori di tutte le età. Il palcoscenico nato dall'incontro armonioso della natura con le costruzioni dell'uomo contribuisce all'evocazione del passato che ha dato vita al luogo in cui ci si trova: questo è il principio chiave del "TeatroNatura". Di questo genere è pioniera la regista, Sista Bramini, che da anni è impegnata a costruire piéce capaci di qualificare il paesaggio che le si offre come palcoscenico.