La commedia di Candido
Di Stefano Massini
Con Ottavia Piccolo e Vittorio Viviani
e con Massimiliano Giovannetti, Natalia Magni, Francesca Farcomeni, Desireè Giorgetti, Alessandro Pazzi
Scene e costumi di Gianluca Sbicca e Simone Valsecchi
Regia di Sergio Fantoni
‘Non c’è miglior modo di pensare che farlo ridendo’. E’ un aforisma del filosofo Francois-Marie Arouet, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Voltaire. E si potrebbe pensare che sia stata questa massima ad ispirare il giovane e bravo drammaturgo, nonché regista e attore, Stefano Massini nella stesura di questa bella piece teatrale che ha per sottotitolo ‘Avventura teatrale di una gran donna, tre grandi e un grande libro’. Il grande libro è il tanto temuto Candide ou l'optimisme .
Diderot lo teme per la sua Enciclopedia, Rousseau lo teme perché odia, caldamente ricambiato, Voltaire. Principi, monarchi e clericali lo temono per quanto avversano il pensiero illuminista.
La gran donna è Augustine, ex attrice e poi, ma solo per mangiare quotidianamente, inserviente in casa di Denis Diderot. E’ lei che convince l’enciclopedista a farsi ‘inviare’ presso gli altri due filosofi per tentare di scoprire il contenuto del libello tanto paventato.
E’ con l’Augustine – Ottavia Piccolo che ci si addentra quindi fra le mura domestiche di questi tre ‘grandi vecchi’ della cultura del 1700. E’ lei che ce li fa scoprire umani e imperfetti, ipocondriaci e depressi, euforici e timorosi, ognuno con le proprie manie e fissazioni, amabilmente prese in giro da parenti e domestici.
Perché il testo che ci regala Stefano Massini sa di commedia dell’arte, intrisa di ironia e da dialoghi veloci, concisi, di gran ritmo. Quasi una pochade ma dal sarcasmo moderno e graffiante.
La commedia di Candido, seppur in costume e disseminata di riferimenti originali dello scritto di Voltaire, è un testo di oggi, che riesce a porre l’attenzione su questioni purtroppo sempre attuali: la libertà di pensiero e di espressione, la ‘ragionevole’ avversione alle guerre, l’emancipazione femminile, l’intolleranza e l’integralismo religioso.
E allora si riflette sulle irrisolte tematiche sociali fra le battute sagaci di Augustine, che si improvvisa una volta farmacista e un’altra gran dama di corte. Ci si diverte con i tormenti spiritosi di Diderot, con le comiche angustie di Rousseau e con le astute digressioni di Voltaire, impersonati da un eccezionale Vittorio Viviani, veramente ‘grande’ nelle triplici vesti dei luminari settecenteschi.
La regia di Sergio Fantoni è riuscita a rendere brillante, anche dal punto di vista ottico, la scena e tutta la recitazione, compiendo la volontà dell’autore che è quasi una sfida: divertire o addirittura far ridere di Voltaire, di Candido e degl’Illuministi. Anche se alla fine un po’ di amaro in bocca resta: dopo trecento anni sembra che non siano cambiati né i tempi né i monarchi.
Visto il
03-03-2010
al
Regina Margherita
di Racalmuto
(AG)