Prosa
LA DISCESA DI ORFEO

Un'emozionante discesa di Orfeo

Un'emozionante discesa di Orfeo

'La discesa di Orfeo' - scritta da Tennessee Williams (Columbus 1911 - New York 1983) a metà degli anni cinquanta rielaborando una delle sue prime opere (Battle of Angels) composta nel 1940 e rappresentata con scarso successo - debuttò a New York nel marzo 1957 lasciando indifferente il pubblico nonostante i giudizi positivi della critica.
Giudicata la sua opera più ridondante, è quasi una sintesi dei suoi temi ispiratori: dalla paura del diverso, considerato fonte di destabilizzazione dalla società perbenista al rifiuto da parte di molti specialmente negli Stati del Sud di una società più equa e rispondente ai principi della Costituzione americana.

Williams ha sofferto la psicologia discriminatoria della società in cui viveva (in famiglia il padre lo dileggiava per essere ‘diverso’ dagli altri ragazzi della sua età e la sorella Rose era stata ridotta allo stato vegetale da un’operazione di lobotomia decisa dalla madre che non ne sopportava la ribellione alle convenzioni) e i suoi drammi sono generalmente ambientati in quel ‘profondo sud’ che ancora pochi anni fa condivideva o almeno tollerava movimenti come il Ku Klux Klan (“Nessuna auto dei pompieri uscì quella notte in tutta la Contea” sottolinea chi racconta il tragico incendio in cui fu assassinato il padre di Lady colpevole di aver venduto alcol anche ai negri).

Il potente affresco di una società chiusa nei propri pregiudizi e terrorizzata dalla ‘diversità’ salva solo tre figure, quattro con Vee Talbott (perfettamente resa da Corinna Agustoni) che fugge l’orrore che la circonda e il vuoto della sua vita rifugiandosi nell’estasi e nelle visioni.
Centrale la figura di Lady Torrance (la cui disperata solitudine e voglia di rivalsa è resa dalla voce roca di Cristina Crippa) che - figlia dell’immigrato italiano bruciato dagli uomini del Ku Klux Klan e ‘vendutasi’ per sopravvivere a Jabe Torrance (presunto capo della spedizione) che la considera non una moglie, ma una proprietà come la casa e il bar - ha, nonostante tutto, la forza di sognare una vita migliore e la volontà di lottare per raggiungerla.
Simile per molti aspetti è Carol Cutrere (l’ottima Elena Russo Arman che - dopo Improvvisamente l’estate scorsa e American Blues - regala un’altra grande interpretazione di una giovane ribelle) che, volendo vivere una vita ‘diversa’, è pagata dalla ricca famiglia per stare lontana dal paese.
Infine Val (ottimo per intensità ed equilibrio Edoardo Ribatto), un trentenne che ha sempre vissuto on the road facendo lavori saltuari, suonando l’amata chitarra e non sconfinando quasi mai nell’illegalità: l’unica volta lo convince a cambiare vita e cercare un lavoro. Il suo arrivo nel locale di Lady fa da detonatore: il passato ritorna con invariata violenza.

Se al cinema La discesa di Orfeo ha conosciuto un ottimo successo con il film del 1959 di Sidney Lumet The fugitive (in Italia Pelle di serpente) interpretato da Anna Magnani (una Lady indimenticabile) e Marlon Brando (Val), in teatro quasi tutti i registi (salvo Peter Hall che nel 1988 lo scelse come produzione inaugurale della sua Compagnia) hanno dovuto registrare insuccessi.

Fa eccezione - e suona a merito delle sue doti nell’interpretare personaggi e situazioni - Elio De Capitani autore di una drammaturgia e di una regia straordinarie per intensità e capacità di coinvolgimento nella sua apparente semplicità: geniale l’intuizione (ben coadiuvata dalle scene di Carlo Sala) di una rappresentazione scandita da quadri legati dalla voce fuori campo degli attori che raccontano azioni e situazioni non rappresentate e descrivono gli ambienti. L’effetto è una straordinaria partecipazione dello spettatore che diviene quasi coprotagonista.
Peccato che nel cast - peraltro buono - non tutti raggiungano il livello di Luca Torraca nel disegnare un livido e infernale Jabe (vero ‘potente’ del paese) e di Debora Zuin, l’inquietante infermiera presagio della catarsi finale.

Visto il 29-04-2014