Il Balletto di Milano è una compagnia formata da giovani elementi di formazione classica provenienti da varie realtà e formazione artistica, diretta da Carlo Pesta ex ballerino della Scala con esperienze internazionali e attuale direttore artistico e da Agnese Omodei Salè, anche lei ex danzatrice ed ora direttrice di compagnia. Da pochissimo questa compagnia ha una sede, il Teatro di Milano, in via Fezzan ricavato dal restauro di un ex cinema che sta diventando una sorta di Teatro Stabile della Danza dove la compagnia periodicamente, ha modo di presentare le sue produzioni che poi girano in tournèe in molti teatri italiani ed esteri.
Il Balletto di Milano ha ormai creato un suo repertorio sostanzialmente neoclassico, avvalendosi della collaborazione di alcuni coreografi come Giorgio Madia e Adriana Mortelliti e di un cast di danzatori molto bravi tra cui si distinguono i nomi di Giulia Paris, Martin Zanotti, Federico Veratti, Sabrina Wehner e Jean Blaise Druenne spesso nel ruolo di primi ballerini.
Dopo il successo di un balletto intitolato “La Vie en Rose…Chanson” lavoro coreografico di Adriana Mortelliti basato su canzoni di Charles Aznavour, Jaques Brel ed Edith Piaf, la compagnia ha proposto all’inizio di aprile “Soirèe Ravel…..Bolero” sempre con le coreografie della Mortelliti che ha scelto una selezione di musiche del grande compositore basco Maurice Ravel per rendergli omaggio attraverso al danza.
Nella prima parte dello spettacolo infatti i danzatori della compagnia si sono cimentati con la suite per orchestra n.2 “Daphnis et Chloè” di Ravel creata tra il 1909 e il 192 per un balletto moderno, messo in scena per la compagnia dei Balletti Russi di Diaghilev con la coreografia di Fokine e basato su un romanzo greco che ha per tema l’amore tra il pastore Daphnis e la pecoraia Cloe. Questo balletto fu una delle interpretazioni più note del grande Vaslav Nijinski.
Una grande responsabilità dunque per il giovane ed effervescente Federico Veratti, danzatore solista della compagnia il quale, dotato di una grande comunicativa oltre che di grande energia e preparazione tecnica, ha saputo rendere in maniera molto più moderna la raffinatezza del personaggio.
Grande carica e passionalità della compagnia al completo invece, nel balletto di atmosfera spagnoleggiante basata sul tema di “Alborada del Gracioso da Miroir”.
Sicuramente la coreografa Adriana Mortelliti ha dato il meglio nelle due sue nuove interpretazioni coreografica de “La Valse” e del “Bolero” di Ravel che hanno costituito la seconda parte della serata.
In “La Valse” le coppie formate dai danzatori maschi e dalle danzatrici che indossano eleganti abiti da sera tutti sulle diverse tonalità del verde smeraldo, intrecciano il gioco della seduzione attraverso la danza. in chiave moderna, invitandosi reciprocamente a danzare in una ipotetica sala da ballo piena di sedie.
Ravel aveva infatti immaginato questo poema coreografico come una specie di apoteosi del valzer viennese.
La scena doveva rappresentare un ricco salone da ballo del Secondo Impero, in base alle precise descrizioni di Ravel. Nel primo salone due o tre dame dovevano sedere su un divano e un'altra isolata, riceve l'omaggio del maggiordomo e quindi iniziare il valzer delle dame. In origine questa partitura era stata destinata da Ravel a Diaghilev per la sua compagnia dei Ballets Russes, ma poi non se ne fece più nulla, anzi si parlò di screzi sorti fra il musicista e l'impresario. Ida Rubinstein con la sua compagnia di Montecarlo mise in scena nel 1929 la prima rappresentazione e seguì abbastanza fedelmente le disposizioni di Ravel ma il balletto non ebbe vita facile e nemmeno duratura, anche se molte sono state le versioni in seguito allestite per l'Europa e le Americhe.
La serata Ravel presentata al Teatro di Milano dal Balletto di Milano si è quindi conclusa con una messinscena molto dinamica e moderna del celebre balletto andato in scena all’Opera di Parigi nel 1929. Il balletto originale è una sorta di ballo rituale durante il quale una donna danza seducente su un tavolo, mentre un gruppo di uomini si avvicinano a lei sempre più, con il crescere della musica. Esistono altre letture del balletto, come quella di Maurice Bejart che assegnò la parte principale ad un danzatore, o quella di Aurel Millos ambientata in una taverna.
La Martelliti invece si discosta totalmente da questa versione proponendo un Bolero in cui i ballerini intrecciano una danza travolgente fatta di scatti e fluidità, di movimenti armonici e geometrie in cui le due energie, quella maschile e femminile, si contrappongono nel trascinante crescendo della musica.