Gaspare Spontini nacque a Maiolati, nella pontificia Marca anconetana, nel 1774 ma studiò ed esordì a Napoli, prima di trasferirsi a Parigi e trionfare con “La vestale” nel 1807, premiata da Napoleone. Divenuto compositore ufficiale dell’impero francese, il suo prestigio decadde con la Restaurazione e Spontini si trasferì a Berlino, dove divenne maestro di cappella a corte. Nel 1850 rientrò a Maiolati e vi morì l’anno dopo; la città assunse poi il nome di Maiolati Spontini.
“La fuga in maschera” fu rappresentata una sola volta a Napoli nel teatro Nuovo sopra Toledo per la stagione di carnevale del 1800, poi scomparve nel nulla fino al 2007, quando sul mercato antiquario londinese apparve il manoscritto autografo, acquistato dal Comune di Maiolati Spontini, ottimamente conservato e redatto con la splendida calligrafia dell’autore e nello stile grafico chiaro e ordinato tipico di tutti i suoi manoscritti.
Ottima l’operazione della fondazione Pergolesi Spontini e del teatro di San Carlo di Napoli di riportare in scena, in prima esecuzione in epoca moderna dopo oltre due secoli, l’opera ritrovata che consente di conoscere meglio il periodo giovanile di Spontini, meno conosciuto dei successivi. Peraltro, nei giorni di spettacolo, il manoscritto è visibile nelle sale nobili del teatro Pergolesi insieme ad alcune lettere del compositore; Federico Agostinelli ne ha curato la revisione critica.
“La fuga in maschera” narra le vicissitudini amorose nella casa di un pittore benestante, una girandola di situazioni attorno ai protagonisti legati tra loro in vario modo. Una trama esile sviluppata in scene poco originali, sostenute da una musica non intrigante ma con indubbio l’interesse musicologico, ponendosi l’autore come il trait d’union tra la scuola napoletana di Cimarosa e Paisiello e i successivi Rossini, Bellini e Donizetti, i cui echi si preannunciano in alcune pagine (particolarmente riusciti il concertato a sei e l’aria di Elena, entrambi nel primo atto).
Il pieno successo dell’operazione si deve senza dubbio alla regia di Leo Muscato che, su una trama praticamente inesistente, ha creato uno spettacolo leggero e frizzante, che si lascia seguire piacevolmente e rimanda a un cartone animato di gusto ed eleganza, ma diretto con l'attenta cura gestuale e attoriale della prosa. Merito anche della scenografia di Benito Leonori che sfrutta le proiezioni per movimentare una scena fissa e dei costumi di Giusi Giustino che giocano con figure note dell’oggi senza insistere sul salto temporale. Il regista trasforma infatti i protagonisti: Doralbo è il televisivo mago Otelma, Nastagio è Rodolfo Valentino, Marzucco un gangster di quartiere scortato da tre imbranati scagnozzi, Nardullo è un giovane ecologista rasta, Corallina una punk-dark, Olimpia il personaggio di un cartone animato seguito sempre da una servitrice (che invero è un uomo di colore), Elena la parodia della moglie di Giampiero Galeazzi ideata da Anna Marchesini. Perfette ed essenziali nella riuscita della messa in scena le luci di Alessandro Verazzi e le illustrazioni animate di Alfonsina Ciculi, sicuramente attraenti per il pubblico giovane.
Di rilevo la parte musicale, affidata a Corrado Rovaris e a I virtuosi italiani. Il maestro è attento ai tempi e ai suoni del piccolo organico, perfettamente amalgamato con le voci, e in modo assai efficace coglie e valorizza gli spunti che offre la partitura, ancora lontana dai vertici della Vestale (ma proprio qui sta l’interesse, nel consentire di ricostruire il percorso giovanile di Spontini).
Buono il cast dal punto di vista vocale e attoriale. Ruth Rosique è una timida e impacciata Elena, Caterina Di Tonno una viziata e invadente Olimpia, Alessandra Marianelli una serpentina Corallina, Clemente Daliotti il bonario Nardullo che si esprime in dialetto napoletano, Filippo Morace il presuntuoso Marzucco, Alessandro Spina il bello e narciso Nastagio, Dionigi D’Ostuni l’ingannatore Doralbo. Importante, ai fini dello spettacolo, la presenza in scena di quattro bravi attori: Andrea Bartola, Andrea Caimmi, Rufin Dho e Simone Luglio, i due ultimi già ammirati nel poetico Gabbiano cechoviano portato in scena da Muscato qualche anno fa.
Teatro gremito, pubblico preso dallo spettacolo nonostante il caldo; nel finale applausi ripetuti per un pieno successo.
Il festival Pergolesi Spontini, giunto alla XII edizione, si intitola “Travestimento e trasformazione”. Tra i prossimi appuntamenti di questo settembre segnaliamo il concerto al cristallofono di Robert Tiso (venerdì 7 a Jesi, piazza Federico II), il concerto dedicato al castrato Girolamo Crescentini maestro di Isabella Colbran (sabato 8 a Montecarotto, teatro Comunale), il percorso sui canti monodici mariani “Sub tuum praesidium” (venerdì 14 a Loreto, basilica della Santa Casa) e la giornata dedicata all’ultimo Spontini (domenica 16 a Maiolati in vari luoghi e orari). Tra gli eventi collaterali la citata esposizione del manoscritto autografo de “La fuga di maschera” e una mostra di marionette, entrambe nei locali annessi del teatro Pergolesi.