"La guardiana del faro" di Francesco Scotto, è un monologo che si avvale della regia di Norma Martelli, delle belle e sempre struggenti musiche di Nicola Piovani ma soprattutto della carismatica presenza di Angela Pagano. L'attrice ci ha sempre abituati alla sua forte carica drammatica, ironica-tagliente ed anche questa volta non sfugge alla regola del suo “modo” di fare teatro, di stare sulla scena, di riempire il palcoscenico con la sua figura minuta, fragile eppure che giganteggia tramite la sua arte.
Amiamo Angela Pagano, il suo essere attrice lucida che nulla concede al sentimentalismo drammatico, poiché il dramma lei lo restituisce al pubblico con la compostezza dei grandi dolori. Così anche per questa piecé, liberamente ispirata alla storia vera dell'unica donna che in Italia – in Puglia sul Gargano – è stata guardiana di un faro.
Mestiere forse impraticabile ai più in quanto è destinato alla solitudine ma anche al contatto con uno degli elementi più affascinanti che esistono in natura: il mare. Mestiere quasi del tutto scomparso, poiché nell'era della completa automatizzazione, anche l'accensione di un faro non sfugge a questa regola. “Sesella” è dunque guardiana di un faro, convive con due animali, un canarino di nome “Procopio” e una gatta detta “Principessa”, discendente da una “Regina madre”, e da una bisnonna gatta anch'essa altolocata, con i quali dialoga, paga di essere quella che ha scelto di essere, votata ad una allegra solitudine dove l'innamorato è il mare e i ricordi sono legati in specie alla figura del padre, che di mestiere faceva scoppiare fuochi d'artificio finché ci è morto carbonizzato. Ed è su quella salma del tutto pervasa dal fuoco che Sesella ha giurato di scegliersi quel mestiere così bizzarro. Ma lei sembra una donna bizzarra, che ha fantasia da vendere perché, addirittura, immagina di scorgere tra le crepe delle mura consunte del faro i volte di Grace Kelly, di Papa Giovanni XXIII e, naturalmente, del padre. Anche con loro dialoga. In questa atmosfera tesa ad un mondo immaginario, ad un mondo altro fatto di piccole certezze fanciulle e grandi sconfinamenti nella immaginazione, si muove con sapienza la Pagano, attraverso la precisa regia di Norma Martelli, sottolineata dalle belle musiche di Piovani, venate da un forte senso della malinconia: una fisarmonica suonata da Eduarda Iscaro punteggia l'azione e accompagna Angela Pagano anche in momenti canori di grande bellezza, in cui la voce dell'attrice ci porta attraverso sentieri antichi. L'epilogo è tragico: la donna dovrà lasciare il suo amatissimo faro che tanta cura e dedizione le è costato in tutti quegli anni, perché il suo apporto non serve più. Il faro verrà acceso in maniera automatizzata e, quindi, per Sesella è la fine di tutto. Ma per lei non è la fine: non acconsentirà al distacco da quel suo mondo di fantasmi familiari, di solitudini amate, di animali compagni di vita e soprattutto di mare che avvolge, che salva, che riempie. Stritolerà il canarino Procopio e poi si getterà in quel mare per chiudere il cerchio della sua vita. La interpretazione della Pagano è magistrale, alternando momenti di comicità, di ironia a momenti di analitica drammaticità, con una forza scenica che spesso vivifica la piéce dando, con la sua parola “viva”, quello spessore che in alcuni punti appare più flebile.
Belle le scene e i costumi di Silvia Polidori. Moltissimi applausi ad Angela Pagano. Alla fine Nicola Piovani – in scena a ringraziare con gli altri – ricorda che ricorre la giornata mondiale del teatro (27 marzo, n.d.r.) sollecitando ad una riflessione nei confronti del teatro italiano in crisi.
Prosa
LA GUARDIANA DEL FARO
"La guardiana del far…
Visto il
27-03-2012
al
San Ferdinando
di Napoli
(NA)