L'attesa, di beckettiana memoria, scevra di significati esistenzialistici e carica di elementi pop, è la protagonista assoluta della commedia La nostra unica Fede; adattamento curato da Marco Mario de Notaris dell'opera Abide with me del 1976, del londinese Barrie Keeffe. Tre uomini, tre personalità diametralmente opposte uniti dalla fede calcistica attendono di entrare allo stadio e assistere alla finale, una finale storica, anzi no epocale, alla quale non si può e non si deve mancare. Sasà (Marco Mario de Notaris), Alduccio (Giampiero Schiano) e Tonino (Tonino Taiuti) non hanno i biglietti d'ingresso, aspettano zio Enrico che li porti. Non c'è un riferimento dichiarato al nome dello stadio tantomeno alla squadra, si parla di "Armata Azzurra", i cori che intonano sono in dialetto napoletano, ma la mancata esplicitazione vuole sottolineare appunto il carattere universale della fede calcistica. L'attesa dei biglietti vede l'alternarsi dei protagonisti sulla scena, i personaggi non sono mai soli, vi è sempre una coppia o l'intero trio; chiacchierano, si emozionano, litigano, l'ansia dell'attesa diviene un momento di confronto. La caratterizzazione dei personaggi emerge soprattutto dalla reiterazione di battute, e così vi è l'ingenuo nonché insoddisfatto Sasà che realmente crede che lo zio gli regali i biglietti, lo spaccone Alduccio arrabbiato e disilluso dalla vita che finisce in ospedale, e infine il bonario e spontaneo Tonino che vive una seconda gioventù seguendo il turbinio della passione calcistica dei colleghi-amici. I tre tifosi attendono i biglietti fuori lo stadio, assiepati vicino a un muro, un muro che simbolicamente diviene l'ostacolo, l'impedimento da superare, oltrepassarlo significherebbe far parte di un mondo altro, non a caso desiderano abbatterlo perché vogliono cambiare la loro vita, la loro condizione sociale. La quarte parete non è quindi immaginaria ma reale, lo spettatore assiste alla rappresentazione attraverso il filtro di un muro trasparente. Vi è una comicità latente ma a tratti un po' banale. La regia di Simone Petrella è attenta e pulita e gli attori sono sempre perfettamente calati nei loro ruoli ma un po' trattenuti, troppo compositi, manca all'intera commedia un guizzo di estrosità che la renderebbe più appassionante.
Visto il
13-03-2013
al
Piccolo Bellini
di Napoli
(NA)