Lirica
LA SCALA DI SETA

L'APPARTAMENTO ALLO SPECCHIO

L'APPARTAMENTO ALLO SPECCHIO

Ogni anno la stagione milanese propone in titolo in collaborazione con l'Accademia del Teatro alla Scala in modo da offrire il palcoscenico ai giovani talenti e motivare gli studenti. L'occasione porta in via Filodrammatici l'allestimento della Scala di seta del ROF 2009 e la scena si adatta alla perfezione nonostante il grande spazio a disposizione.

Paolo Fantin utilizza il modulo svobodiano dello specchio inclinato per rimandare il palco e mostrare da una diversa prospettiva quello che avviene in scena. Sul pavimento sono disegnate le linee di un appartamento e, durante l'ouverture come se fosse un trasloco, vengono portati i mobili e le suppellettili da operai al comando di un agitato architetto per finire coi protagonisti immobili come manichini movimentati su carrelli. La casa di Giulia si compone degli ambienti essenziali: camera, bagno, soggiorno, cucina; lo specchio rimanda anche il retro con il giardino sotto la tettoia e la scala di seta che vi scende da una finestra ben visibile allo spettatore attraverso lo specchio. I muri sono solo disegnati in pianta ma i cantanti si comportano come se ci fossero: accostano l'orecchio alla parete, aprono e chiudono porte, si nascondono dietro invisibili tramezzi.
Gli abiti contemporanei di Paolo Fantin aumentano l'efficacia della resa scenica, completata dalle perfette luci di Alessandro Carletti.
Ci sono aggiustamenti necessari: l'indirizzo, bene in evidenza, a Pesaro era via Rossini numero 2 (sede del teatro Rossini), mentre a Milano diventa via Filodrammatici numero 2 (sede della Fondazione scaligera) e quel riferimento in pianta “SCALA 1:1” in questo caso assume anche una velatura ironica.

Damiano Michieletto torna alla Scala dopo l'interesse suscitato dal Ballo in maschera di luglio (in mezzo il Fastaff di Salisburgo, entrambi recensiti da questo sito) con una regia che ben esprime il suo modo di fare teatro: ambientazione contemporanea che non solo non stride con la storia ma la esalta, gesti attoriali a rivelare il carattere di personaggi che spesso sono delineati solo leggermente nel libretto delle farse ma in questo modo acquisiscono una maggiore pienezza e dunque forza scenica, sottolineature degli snodi comici ad aumentare la componente divertente dell'opera rossiniana senza alcuna forzatura né scadere nel caricaturale perchè basati su studio attentissimo di ogni componente, profonda conoscenza di musica e parole, intelligenza e inventiva che Michieletto ha come talenti di natura. E il pubblico effettivamente si diverte, nonostante non ci sia una totale fluidità dell'azione da parte dei protagonisti.

Se pieno successo alla componente registica e scenotecnica, meno ha convinto il versante musicale. Christophe Rousset non imprime alla partitura il ritmo frizzante e la gioiosa leggerezza necessarie a far decollare l'orchestra dell'Accademia in ranghi quasi cameristici ma che non brilla per pulizia degli attacchi e morbidezza di suono; gli stessi crescendo, pur giusti dal punto di vista del volume e della progressione del suono, non hanno sufficiente forza e presa sul pubblico. Molto bravo Luca Marcossi al fortepiano che si adatta alla perfezione all'esigenza scenica.

Se Ludmilla Bauerfeldt non brilla per varietà di fraseggio, tuttavia la linea vocale è solida e il soprano si è apprezzato per la spigliatezza scenica che conferisce a Giulia la giusta verve. Maxim Mironov è parso poco incisivo: il tenore ha timbro cristallino ma caratterizzato da vibrato evidente, pur nella convincente resa attoriale di un Dorvil quasi filosofo esistenzialista. Paolo Bordogna è Germano, cameriere filippino coi capelli neri a caschetto, evidente citazione di un personaggio televisivo; risulta il migliore in scena per una recitazione mai eccessiva e capacità vocali: tono brillante, fraseggio scolpito, acuti a fuoco, voce ben timbrata. Adeguati Valeria Tornatore (Lucilla), Mikheil Kiria (Blansac) e Jaeyoon Jung (Dormont). Negli stessi giorni coro e orchestra della Scala sono in Giappone per una trionfale turnè.

Diversi posti vuoti in sala, pubblico divertito ma avaro di applausi.

Visto il
al Teatro Alla Scala di Milano (MI)