Non ci possono essere universi interiori e scelte comportamentali più diverse di quelle di Lucia, attrice e single priva di vita sentimentale, e Maria, dirigente di banca e separata con due figli, sempre alla ricerca dell'uomo giusto. Le due amiche sono, non si sa quanto inconsciamente, una desiderosa di stare nei panni dell'altra ma sono, al tempo stesso, ciascuna orgogliosa della propria vita: Lucia è in cerca dell'uomo perfetto che ritiene non esistere nella realtà e dunque si accontenta di incontrarli solo nei personaggi delle commedie teatrali, in questo modo sfuggendo a ogni possibile confronto e giudizio; anche Maria è in cerca dell'uomo perfetto che ritiene esistere ma da trovare in ripetuti e occasionali approcci. Lucia e Maria sono invero anche ciascuna desiderosa di vivere le occasioni dell'altra fuggendo la propria vita almeno per un giorno.
L'occasione è un ragazzo che Maria si è portata a letto, lui però non ricorda lei tanto da confonderla con l'altra. La scena si svolge nell'appartamento di Maria, una casa borghese di moglie separata con bambini piccoli che quella notte sono dal marito (scene e costumi di Paola Comencini). Il ragazzo è finito a dormire nella camera dei bambini: non un caso, lui rispetto a loro è un bambino e probabilmente cerca una “madre” per riscattare l'ingombrante figura che lo ha cresciuto. In fondo si intravede una cucina e sul letto il mucchio dei cuscini pare un uomo ma non lo è. All'apertura del sipario Lucia è illuminata dall'alto con un occhio di bue e recita una scena drammatica che parla di una donna sconvolta dalla vita (quella che dovrà poi interpretare a teatro): catarticamente, la scena la lascia distrutta, un terremoto che le ha sconquassato la vita. Nel frattempo Lucia la segue col copione seduta sul divano e controlla le battute. Poi interviene, come fosse una regista, per dare un'altra verve al monologo e le stesse battute cambiano completamente senso e significato: il dramma si trasforma in piacevole stordimento sentimentale al punto da recitarlo lunga per terra in preda all'estasi amorosa. Necessario un confronto tra di loro, anche recriminando i modi comportamentali una dell'altra.
L'inizio è una “scena” che assume i toni della commedia divertita. È evidente che ciascuna è scontenta della vita che fa (soprattutto Lucia invidia la leggerezza dell'amica visto che lei ha avuto una vita difficile che l'ha portata ad essere ciò che è): “quanto mi piacerebbe per una volta essere al posto tuo”. Il testo sembrerebbe presupporre che questo sia possibile solo a teatro, ma il serrato confronto in scena impone di fare l'impossibile per vivere la propria vita in modo consapevole e pieno ogni giorno, ciascuno nel proprio quotidiano. La vita è il luogo della libertà, non la scena teatrale.
Quando Maria va a preparare un caffè, la Lucia prova la scena; quando esce il ragazzo in boxer dalla camera dei bambini dicendo “non mi ricordo niente, ma che è successo ieri sera?” Lucia prova ad avanzare il malinteso ma poi va avanti e si spaccia per l'amica che la sera prima è andata a letto con lui. All'arrivo di Maria inizia una seconda “scena” dopo un'occhiata di intesa tra le due donne. Qui ciascuna interpreta l'altra e scopre come l'altra la vede, sdoppiandosi pirandellianamente in quello che gli altri vedono di noi. Sicuramente il testo acquista maggiore spessore e fecondità di rimandi pur restando nel campo di un'apparente leggerezza al limite anche del divertimento. E se fino a quel momento Lucia ha avuto vita facile nel farsi passare per Maria, la descrizione che di lei da Maria è impietosa e mette sotto i riflettori quello che gli altri vedono di noi, compreso il passato doloroso (la perdita di un bambino). Il confronto tra le due donne lascia in secondo piano il tema del contrasto generazionale con il giovane, pur presente nel testo della Comencini, sempre delicata e incisiva nel guardare nell'animo femminile.
Cristina Comencini si dimostra, anche registicamente, in grado di narrare i sentimenti e le vicende femminili con riferimenti precisi che conducono lo spettatore nei labirinti di passati che si fatica a dimenticare e finiscono per condizionare il presente: il silenzio degli amici non significa cecità ma magari rispetto. Di fronte alle due donne è meno evidente la figura del ragazzo, invero un bambino non cresciuto. La prima parte è più avvincente nell'irretire lo spettatore, la seconda tende a girare intorno agli snodi ma è proprio questo che dà maggiore luce all'inizio.
Le due protagoniste sono padrone della scena. Angela Finocchiaro gioca come suo solito con i toni di un ingenuo distacco (per difendersi da attacchi della vita che la vedrebbero soccombere) salvo poi dare spessore al ruolo nella seconda parte, dove i toni drammatici sono affrontati con particolare credibilità e Lucia emerge con prepotenza e tenerezza. Maria Amelia Monti si concentra sul ruolo professionale di dirigente di banca di Maria per un'ingessatura comportamentale che giustifica l'atteggiamento “disinvolto” nei confronti dell'amore, ma, anche qui, è un modo per difendersi dalla vita (la giovane età del ragazzo conquistato la dice lunga sul suo ruolo di madre e non di amante). Nell'economia della commedia e seppure in secondo piano, è importante l'apporto di Stefano Annoni.
Teatro gremito, molte risate e pubblico coinvoltio applausi calorosissimi nel finale dell'atto unico.