"La semplicità ingannata. Satira per attrice e pupazze sul lusso d'esser donne", nuovo lavoro di e con Marta Cuscunà, è andato in scena lo scorso 30 novembre al Teatro ITC di San Lazzaro.
Marta Cuscunà, che negli ultimi anni si è fatta conoscere come autrice e interprete di talento di teatro civile, ha portato in scena, con la sensibilità e l’ironia che la contraddistinguono, un'altra testimonianza di resistenza al femminile: la storia cinquecentesca della ribellione delle Clarisse di Udine.
Questo progetto ha debuttato nel 2012 e ha vinto il Premio Last Seen 2012 come miglior spettacolo dell’anno. Nello stesso anno Marta Cuscunà ha ricevuto la menzione d'onore come attrice emergente alla 27^ edizione del Premio Eleonora Duse e nel 2013 ha vinto il Premio Franco Enriquez come miglior autrice e attrice under 35.
La giovane attrice, dopo il successo di "E' bello vivere liberi!, Progetto di teatro civile per un'attrice, cinque burattini e un pupazzo" (Premio Scenario per Ustica 2009), prima tappa del suo progetto sulle“resistenze femminili” in Italia, continua il suo percorso con questo nuovo lavoro, che si ispira liberamente alla vicenda di Arcangela Tarabotti, monaca del Seicento, autrice di un insieme di opere letterarie tra cui “La semplicità ingannata” - da cui prende il nome lo spettacolo - la più rappresentativa del suo pensiero.
Arcangela Tarabotti, entrata giovanissima nel monastero di clausura di Sant'Anna di Venezia, vi trascorse tutta la sua vita, scoprendo ben presto come la propria vocazione non fosse quella religiosa, bensì letteraria. Autodidatta, si dedicò a scoprire le motivazioni che erano stati alla base della sua monacazione forzata, analizzando accuratamente il contesto politico ed economico in cui nasceva l'oppressione delle donne e denunciando le ingiustizie da loro subite per mano degli uomini.
Il libro postumo della Tarabotti, “La semplicità ingannata”, fu di fatto un duro e lucido "J'accuse", ma anche uno strumento per poter interpretare tutte le sue successive opere, testi in cui venivano affrontate la tematica della clausura, quella "femminista", venivano denunciati gli abusi perpetrati dall’autorità familiare nel decidere la sorte della donna e, veniva rivendicata la propria libertà e dignità di donna ed essere umano.
La semplicità ingannata trae ispirazione oltre che dalle opere della Tarabotti, anche dalla vicenda delle Clarisse del “Santa Chiara” di Udine: queste donne riuscirono a trasformare il loro convento in uno spazio di contestazione, un luogo in cui vigeva la libertà di pensiero, in cui venivano messi in discussione e dissacrati i rigidi dogmi religiosi e della cultura maschile, con un fervore e una vivacità culturale e intellettuale impensabile per l'universo femminile dell'epoca. Com’era prevedibile scattò una forte repressione, ma le Clarisse riuscirono a resistere creando, dentro il Santa Chiara, un'alternativa “rivoluzionaria” a una società in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico, economico e sociale della vita.
Incanta subito questa giovane donna sola sul palco insieme ai suoi pupazzi - che manovra con abilità e precisione e a cui dona voci e caratteri diversi, ripercorrendo con ironia e sorprendete bravura vicende e pensieri di un’epoca in cui le donne-bambine venivano indirizzate fin da piccole a seguire un percorso che ineluttabilmente le avrebbe condotte alla clausura. Grazie a una magistrale padronanza della parola e della mimica e a una straordinaria arte affabulatoria la Cuscunà riesce a creare un parallelismo interessante e non banale con la contemporaneità. Il suo monologo irrompe nella scena, raccontandoci con eccezionale bravura un’epoca difficile del nostro passato, quando la donna era esclusa da qualunque partecipazione alla vita sociale, politica ed economica e veniva considerata e trattata al pari di un bene di scambio.
Lo spettacolo è commovente, esaltante e coinvolgente, la Cuscunà dimostra di essere un’autrice e interprete dotata d’intelligenza, ironia e padronanza dei mezzi espressivi e scenici. È dotata di una forte tecnica, che mette sapientemente al servizio del racconto, della storia e del suo evolversi drammatico. Nel suo stile di teatro-narrazione la Cuscunà coniuga l’antica tradizione del teatro di figura e il teatro visuale contemporaneo, con contaminazioni dal gusto pop.
Marta Cuscunà è dotata di una rara intensità e di una semplicità efficace: ha la capacità di arrivare al pubblico, di coinvolgerlo, di riuscire a farlo entrare in empatia con un tempo e un luogo lontani. Conquista il suo linguaggio personale e diretto, la sua versatilità e vitalità scenica. La semplicità ingannata è l’esempio di un lavoro di ricerca approfondito, dettagliato, di un testo ben scritto ed interpretato e di una rielaborazione acuta e originale degli eventi, con analogie che li rendono più contemporanei e vicini agli spettatori attuali.
Scrive la Cuscunà: “La semplicità ingannata racconterà da quali semi è nata la rivendicazione delle donne nel Cinquecento, nel tentativo di ridare slancio a una rivoluzione di cui non sentiamo più il bisogno, e forse non per un caso fortuito, ma per una precisa strategia che, anche se con modalità apparentemente diverse, ci schiaccia ancora sotto lo strapotere maschile.”