La versione di De Luca ruota completamente attorno alla figura di Prospero, gran burattinaio. La voce impostata e lenta dell'attore Eros Pagni fa da contrappunto stridente alla scenografia e alla visione di Prospero come uomo borghese.
Non si può parlare della prima assoluta de La Tempesta di Shakespeare nella versione di Luca De Fusco senza menzionarne il magico scenario: nel teatro grande di Pompei apre il terzo anno della rassegna Pompeii Theatrum Mundi. Unica pecca è che dai posti in alto (luogo deputato fin dall'antichità ai più poveri e meno noti) le sfumature delle voci sovrastano quelle dei gesti e dei colori delle espressioni.
Il mondo di Prospero.
La versione di De Luca della nota storia di un naufragio che riporterà armonia e giustizia, trasformando una vendetta in catarsi, ruota completamente attorno alla figura di Prospero, gran burattinaio. Tutto diventa sua emanazione, sintesi metaforica del compiersi artistico del teatro. La voce impostata e lenta dell'attore Eros Pagni fa da contrappunto stridente alla scenografia e alla visione di Prospero come uomo borghese dello scorso secolo. Anche Ariel e Calibano, nonostante la loro caratterizzazione, rappresentano i suoi alter ego, vestono proprio la maschera di Prospero-Pagni (che dalla posizione alta del teatro non si vede affatto). Ad interpretarli la stessa attrice Gaia Aprea, che con la sua vo-ce stridente e grossa o soffiata e graffiante, compunta e lamentosa racconta lo stesso dramma della mancata libertà e del desiderio di raggiungerla.
Un coro di personaggi senza spessore
Accanto ai protagonisti de La Tempesta il coro di altri personaggi condivide uno spazio di azione limitato. Ferdinando si innamora di Miranda e il loro amore, a cui si riserva poco spazio, si manifesta nell'azione di giocatori di tennis sulla scena (il rimando a immagini di film sembra immediato). I due napoletani Trinculo (Alfonso Postiglione) e Stefano (Gennaro Di Biase) concretizzano in maniera forzata, invece, un mondo comico, tra clown e sketch, tra cantata dei pastori e battute facili, un po' sopra le righe usando la lingua napoletana in forma piuttosto volgare. Gli altri personaggi si riducono a figuranti del racconto, quasi interiore, dello stesso Prospero. Un momento glamour la presenza improvvisa di Giunone-Merlin che scende sensuale le scale del teatro evidenziando le sue appassionate curve.
La Scenografia come senso
Non manca la musica, la canzone anche, ma ciò che intriga di questa Tempesta è l’allestimento e la scenografia firmati Marta Crisolini Malatesta. Un interno, una parete-biblioteca con finestre che si aprono e si chiudono ma che, all'occorrenza, diventa schermo per le installazioni video di Alessandro Papa. Tra libri disseminati ovunque, come sedie magari, una passerella mobile, marchingegno del fluire irregolare della vita, invece, taglia e movimenta la scena, consentendo rapide entrate e uscite di oggetti e personaggi.
L'occhio di bue su Eros Pagni chiude la pièce con le famose parole in cui Shakespeare svela il meccanismo che assimila il potere di Prospero a quello della creazione teatrale. La scenografia in immagini si accartoccia, il teatro lento si spegne e le parole senza vibrato, monocordi dell'attore raccontano l'avvicinarsi dell'assenza.