Una Traviata moderna o un rivival del Flower Power anni 60? La domanda è spontanea quando si arriva all’Arena e la scenografia del palco appare interamente occupata da una grossa piattaforma, piena di fiori colorati, cuori e palloncini svolazzanti. Due le certezze: lo scenografo Paul Brown ha un gusto kitch che sfoga nelle creazioni in scena, come il letto giallo fosforescente; il direttore Julian Kovatchev non è per niente incisivo, la sua presenza è inconsistente, potrebbe essere altrove e l’orchestra non se ne accorgerebbe. Impossibile non dire che la direzione dell’opera non ne influenzi il risultato complessivo, perché la scenografia si può tralasciare, ma l’esecuzione musicale è fondamentale.
Il soprano Inva Mula, interprete di Violetta, è molto brava, cambi d’abito, tacchi alti e parrucche non distolgono lo spettatore dalla sua bella voce. Il tenore che impersona Alfredo è Roberto Aronica e, nonostante un dichiarato calo di voce dopo il primo atto, riesce a sostenere il suo ruolo egregiamente.
Unico elemento coreografico degno di nota è l’aver disposto il coro su due lati del palco e averlo vestito in smoking e cilindro, con un inatteso ingresso di corsa, a scena iniziata.
La scenografia è di sicuro impatto: il cuore enorme rosa che appare dai fiori e il gigantesco ventaglio che si apre in verticale sono solo due delle chicche che si possono ammirare.
Una rivisitazione non gradita ai veri melomani per l’esasperazione di alcuni aspetti. Ma Verdi è sempre Verdi e l’applauso è garantito.
Verona, Arena, 17 luglio 2007
Visto il
al
Arena
di Verona
(VR)