Prima di partire per la Francia, Carlo Goldoni scrisse nel 1761 tre commedie incentrate sul tema della villeggiatura: Le smanie per la villeggiatura, Le avventure della villeggiatura, Il ritorno dalla villeggiatura.
Prima di partire per la Francia, ultimo lascito di una feconda produzione, Carlo Goldoni scrisse nel 1761 tre commedie incentrate sul tema della villeggiatura (note appunto in quanto trilogia sull’argomento) per la stagione del Teatro San Luca di Venezia: Le smanie per la villeggiatura, Le avventure della villeggiatura, Il ritorno dalla villeggiatura.
Un luogo che non cambia mai
Essere in città, essere in villeggiatura: lo sguardo di Goldoni sottrae lo spazio fisico al pensiero e all’azione, dimostrando che in un certo mondo (nel suo caso, quello osservato rispetto alle vicende sociali della borghesia medio-alta veneziana del settecento) né la natura, né le coordinate spazio-temporali hanno gran senso, rispetto invece a quelle interiori, al proprio posizionamento relativo ed ai confini delle relazioni.
Per questa platea di attori della convenzione, non vi è una sola azione infatti che non sia sociale, circostanza che immiserisce ogni barlume di individualità sull'altare dell'altrui dicenza, della forma, della convenzione. Ed è perfetto quindi riproporre il ridicolo delle situazioni in un luogo teoricamente deputato ad altro: di relax, svago e benessere le classi agiate godono soltanto nominalmente, magari solo per poter dire di esserci stati, in villeggiatura, nulla concedendo alla sostanza (“La villeggiatura SI DEVE fare!”).
I caratteri e il giuoco
Da questa prospettiva, ancor più indovinata risulta la lettura (adattamento e regia) che Michele Pagano fa dello spunto goldoniano, traendone una scrittura ed una soluzione scenica che esalta ancor più i caratteri universali con una rivisitazione affidata alla Compagnia N.A.P.S. (Nuovi attori per la scena, la compagnia ufficiale degli allievi di Officinateatro) che da subito evidenzia la centralità dei caratteri attraverso la loro interpretazione risolta anzitutto con un perfetto contrario (tutti i personaggi sono incarnati dal loro opposto sessuale) conservando soltanto il baroccato di una gonna o di una giacca (nei costumi di Pina Raucci) per conservare il tratto maschile/femminile.
Mentre una voce narrante presenzia in scena legando la trilogia con un logico unicum concettuale, i dodici attori agiscono nello smantellamento del giuoco teatrale senza mai far perdere il senso, con una verve serrata ed alcune accentuazioni delle esasperazioni comiche, anche in atteggiamenti parossistici, che suonano assai convincenti; la presenza e l’affiatamento della giovane compagnia si esalta in un vero sentire corale che si percepisce soprattutto nelle interazioni, quando il ritmo incalza e i personaggi sanno venirsi incontro; e in questo ottimo contesto, piace ricordare in particolare l’interpretazione della Vittoria di Davide Guerriero, della Giacinta di Andrea di Miele e il Fulgenzio di Valentina Masetto.
Miserie da padroni
Le manie e i disordini della vita (inutilmente) bucolica vengono presentati con enfasi ma anche con i giusti momenti di approfondimento, assecondati dalla disposizione mutevole delle sedie su cui fermare i pensieri, ed abbracciati da una colonna sonora che sovente interviene con discrezione, e si fa impreziosire da interpretazioni originali della Gnossienne n. 1 di Erik Satie e del movimento “Forêts paisibles” da Les Indes Galantes di Jean-Philippe Rameau. Un ambiente appropriato fra grandiosità e miserie che cerca sempre l’unità nella molteplicità delle azioni, perpetuando così la stessa percezione di Goldoni, per il quale “i villeggianti portano seco loro in campagna la pompa ed il tumulto delle Città, ed hanno avvelenato il piacere dei villici e dei pastori, i quali dalla superbia de' loro padroni apprendono la loro miseria”.
Una giusta affermazione per i giovani attori (Andrea di Miele, Carmen Perrella, Piero Mastandrea, Sara Brancato, Claudia Casalino, Umberto Orlando, Carmine Claudio Covino, Valentina Masetto, Francesca Natale, Antonio Avenia, Luigi Cinone e Davide Guerriero), che premia slancio e lavoro di un laboratorio che ci ha ormai abituato nel tempo ad una costante e virtuosa presenza e cura di talenti.