Classica
LA VEDOVA ALLEGRA

Sfarzi pontevedrini

Sfarzi pontevedrini

Serata di gala nel foyer del Teatro Municipale con tanto di rose rosse in grandi vasi a celebrare la festa degli innamorati. Il sipario si apre sul sontuoso interno dell’ambasciata del Pontevedro, sovrabbondante di specchi e dorature dal sapore decisamente più neobarocco che liberty: un colpo d’occhio di indubbia efficacia, arricchito e completato dagli splendidi costumi curati anch’essi, insieme alle scene, da Artemio Cabassi. Più intima l’ambientazione della festa pontevedrina organizzata nel giardino di casa Glavari, al centro del quale spicca il padiglione, questa volta in stile art nouveau, che fungerà da segreto ricetto agli innamorati. Qui e nell’ultimo atto la parte coreografica è affidata allo stile inappuntabile degli splendidi interventi di Giuseppe Picone che volteggia fra elegantissimi parigini e folkloristici pontevedrini, rivelandosi immediatamente come uno degli elementi di maggior interesse della serata. Stessa ambientazione dell’inizio, ma caratterizzata dal predominio delle varie gradazioni del viola nelle luci, nei drappeggi e nei costumi, per la conclusione chez Maxim. Un po’ scontata la regia di Nicola Berloffa che non pare voler dare alla scena una impronta originale, limitandosi a gestire i personaggi attraverso una serie di movenze prevedibili.

Un po’ povera di smalto anche la bacchetta di Christopher Franklin che ha diretto l’Orchestra Filarmonica Italiana senza dare speciali coloriture sentimentali a momenti come quello della canzone della Vilja, ma non incidendo particolarmente neppure sulle sfumature ironiche contenute nella partitura.

Paola Sanguinetti è una corretta e signorile Anna Glavari, la voce però non corre attraverso la sala e viene spesso sovrastata dall’orchestra. Curato il Danilo di Alessandro Safina che, pur non brillando per potenza vocale, offre comunque una prestazione corretta, pulita e attorialmente convincente, senza mai cadere nell’eccesso. Diletta Rizzo Marin è un’attraente Valencienne, leziosetta ma con gusto: bella la voce dalla morbida coloritura, sicura e curata l’emissione. Veste i panni di Camille Oreste Cosimo che si rivela dotato di uno strumento dal timbro gradevole, perfettibile però in acuto. Non molto incisivo Daniele Cusari che tratteggia un Barone Zeta un po’ privo di carattere; molto ben disegnati e in perfetta sintonia, invece, il Visconte Cascada e Raoul de St. Brioche interpretati rispettivamente da Dario Giorgelè e Graziano Dellavalle. Discreto il contributo del Coro del Teatro Municipale di Piacenza. Buon successo di pubblico.

Visto il
al Municipale di Piacenza (PC)