Da un groviglio di corpi che si muovono sinuosamente strisciando sul palcoscenico della Scala simulando pose orgiastiche, tra drappi rosso fuoco che accendono la passione degli amanti di tutti i tempi, emerge il corpo longilineo e androgino di Polina Semionova.
Sarà lei a vestire i panni de “L’altro Casanova”, ovvero il Don Giovanni in versione femminile protagonista della nuova produzione targata Teatro alla Scala, chel’altra sera ha debuttato in prima nazionale con repliche fino al 3 aprile. Al fianco della seducente ballerina moscovita scelta dal coreografo Gianluca Schiavoni, lo scultoreo Gabriele Corrado nel ruolo di Eros, l’Amore che Casanova rincorre, incarnazione di un desiderio infinito al quale tutta l’umanità sembra da sempre aspirare. Schiavoni ha ideato il balletto insieme al drammaturgo Andrea Forte con il quale avevano collaborato già nel 2009 per la realizzazione all’Arcimboldi di “Shock” di questo nuovo progetto coreografico basato sulle musiche settecentesche di Vivaldi, Albinoni, Bach, Boccherini e Malipier
All’interno di una grande scatola scenica dal forte impatto pittorico dove gli elementi scenografici di richiamo barocco creati da Aurelio Colombo suggeriscono una sorta di carrillon nel quale si muovono i danzatori sui quali salgono e scendono appesi su fili invisibili variopinti costumi settecenteschi realizzati da Erika Carretta e grandi sfere metalliche sulle quali vengono proiettati antichi disegni di Casanova, si sviluppa una sorta di cerimoniale amoroso tra passato presente.
L’idea originale è quella di creare la figura di un Casanova che può essere sia uomo che donna, alla ricerca del sesso a ripetizione, di una bellezza e di una giovinezza eterna, un po’ alla Dorian Gray, nel tentativo di non invecchiare mai e di affermare il proprio potere nella continua conferma di piacere ed essere amato. Aspirazioni più che mai attuali oggi in una epoca in cui la cura del corpo è arrivata all’esasperante tentativo di non invecchiare mai attraverso gli interventi di chirurgia estetica. Da qui la continua paura di invecchiare e di non essere accettati per quello che si è. Casanova donna sogna di amare e di essere riamata, di conquistare un uomo o una donna come quando si mangia una ciliegia dietro l’altra, ma tutto ciò può diventare un incubo che si trasforma in una sorta di indigestione orgiastica.
Si nota però un scollamento tra le premesse teoriche e drammaturgiche dello spettacolo e la sua effettiva realizzazione scenica e coreografica. Da un lato la coreografia di Schiavoni, che utilizza tutto il corpo di ballo come se fosse una moltiplicazione all’infinito dei due ruoli principali e nello stesso un commento corale alla relazione tra Eros e Casanova, sembra seguire una propria autonomia estetica e stilistica che si distacca dal contenuto poetico e letterario. La coreografia, che dalle linee e le geometrie classiche passa ad una grammatica coreografica filtrata dai maestri della coreografia moderna e contemporanea quali Forsyte, Kylian e Mc Gregor che destrutturano le linee classiche lavorando nelle diverse direzioni dello spazio oltre a sgretolare o frammentare il movimento classico puro analizzando fino alla ripetizione ossessiva, sembra a tratti dimenticarsi del riferimento letterario che pur esiste nel lavoro.
Nello stesso tempo il riferimento letterario sembra a tratti dimenticarsi della coreografia che pur non seguendo una narrazione, diventa una visualizzazione della musica settecentesca. In questo senso ben riesce Schiavoni, come lui stesso ha affermato, a far diventare la sua coreografia “una danza moderna intossicata da figure settecentesche. Sicuramente il momento di maggiore effetto coreografico è quello in cui , sulle note dissonanti del “Kein Sommernachtsraum” di Schnittke, ogni riferimento al barocco sparisce e si finisce in uno spazio atemporale in cui i danzatori vestiti con abiti da sera stile anni Trenta e Quaranta, danno vita ad una danza deformata come la musica stessa.
La coppia Semionova- Casanova e Corrado- Eros ben incarnano il tema dominante dell’instabilità amorosa, ma a tratti sembrano rimanere schiacciati da un impianto drammaturgico che non li valorizza in pieno.
L’altro Casanova, Teatro alla Scala martedì 29 marzo, giovedì 31 marzo, sabato 2 aprile, martedì 5 aprile, sabato 9 aprile e giovedì 14 aprile ore 20