Prosa
L'ARTE DELLA COMMEDIA

Un moderno Eduardo De Filippo

Un moderno Eduardo De Filippo

 “L'arte della commedia” di Eduardo di Filippo, testo dove si affronta la riflessione ponderata e amara sul mestiere dell’attore e sul ruolo dell'arte nella società, collegandoli all’incomunicabilità tra arte e burocrazia e tra arte e potere politico. Una commedia moderna e autentica che si rivela tramite un gioco di finzioni e un intelligente chiaroscuro che irretisce gli spettatori, li diverte e insegna moltissimo.

Il protagonista della vicenda è Oreste Campese, capocomico di una compagnia formata dalla sua famiglia che giunge in inverno in un paesino di montagna dell'Italia centrale dopo aver subito la disgrazia della perdita del capannone, una struttura teatrale mobile distrutta da un incendio. Oreste e i suoi compagni sono riusciti a salvare costumi e trucchi, ma sono al verde, allora egli chiede aiuti al nuovo prefetto del paese, De Caro

Durante il colloquio i due si confrontano sull’importanza del teatro nella società, sull’impegno dello Stato a favore degli attori e dell’arte, ma si trovano in contrasto al punto che la discussione degenera. Il prefetto irritato congeda l’attore con un foglio di via per lasciare il paese in treno, ma scopriremo che in realtà quel foglio è una lista di persone che il prefetto deve incontrare durante la giornata. Campese,  prima di andarsene, si lamenta e ribatte che lui non voleva alcuna elemosina, ma solamente che il prefetto presenziasse al suo spettacolo, cosìcché ci fossero più persone.  Il prefetto rifiuta, allora Campese gli lancia una sfida: l’arrogante uomo di potere dovrà capire se le persone che verranno nel suo ufficio saranno attori o veri popolani. Assistiamo a un insieme di vari personaggi durante la seconda parte: il medico, il parroco, la maestra e il farmacista.

Con le idee opposte del prefetto e del capocomico, riusciamo a capire come oggi il teatro sia sminuito e tenuto poco in considerazione, un “oggi” che è quello degli anni Sessanta in cui il testo è stato scritto (giusto cinquant'anni fa, nel 1964, ma sempre di grande, e preoccupante, attualità): teatri vuoti, attori poco retribuiti, l'idea che il teatro sia una cosa superflua o rinunciabile (nel secondo dopoguerra i teatri furono esclusi dalle leggi sulla ricostruzione) fanno capire come bassissima sia l'attenzione dello Stato verso il teatro. E ciò purtroppo non solo a livello nazionale: spesso anche nei piccoli paesi ci sono persone che la pensano in questo modo.

Invece il teatro è condivisione, riflessione  e immedesimazione dello spettatore nei personaggi e negli attori, come ha detto Antonio Audino nella presentazione dello spettacolo avvenuta con grande successo al teatro Italia giusto la settimana scorsa: “il  teatro è necessario perchè uomini in carne e ossa si trovano davanti uomini in carne e ossa”. E, come diceva Orazio: “il mondo è una commedia per coloro che pensano e una tragedia per coloro che sentono.”

La commedia di De Filippo mostra al pubblico tutti gli aspetti della realtà delle persone, portando lo spettatore a riflettere sulla propria condizione, invece di divertire e basta. Questo è ciò che Sinisi, ottimo regista e ottimo attore, conferma con lo spettacolo, creando un legame-scontro tra autenticità e finzione, scontro che crea un disorientamento nella vita, ma così il teatro dimostra la sua vera utilità nella società.
Un grande applauso va a tutta la compagnia Teatro Minimo che è riuscita a interpretare in modo straordinariamente efficace il testo di De Filippo, scarnificandolo sia nelle scene che nella recitazione e, proprio per questo, evidenziandone i nuclei e i significati. I giovanissimi attori (età media meno di trent'anni) vanno tutti nominati, oltre i due strepitosi protagonisti Michele Sinisi (Oreste Campese) e Vittorio Continelli (il prefetto De Caro): Michele Altamura, Nicola Conversano, Simonetta Damato, Nicola Di Chio, Patrizia Labianca, Riccardo Lanzarone, Gabriele Paolocà; come vanno anche ricordati i perfetti scene, costumi e luci, nella loro essenziale asciuttezza.


Un pienissimo teatro Feronia ha dimostrato che San Severino non ha bisogno di grandi “nomi” per affollare il teatro comunale, sempre orgoglioso di ospitare compagnie di solenne bravura. Da registrare il ringraziamento del direttore artistico Francesco Rapaccioni che ha commosso i presenti.
Non ci resta che attendere la presentazione, ormai imminente, della stagione estiva dei Teatri di Sanseverino APERTI PER FERIE, mentre domenica prossima va in scena “Guatemala, ombelico del mondo”, immagini di viaggio di Stefania Domizi, ingresso gratuito.

Visto il 01-01-1970
al Nuovo Giovanni da Udine di Udine (UD)