Prosa
L'AVARO

IL NERO MORBO CHE TUTTO PERMEA

IL NERO MORBO CHE TUTTO PERMEA

Lo spettacolo di Arturo Cirillo, prodotto dai Teatri Stabili di Napoli e delle Marche, ben si presta a molteplici letture che colgono appieno la polissemicità del testo partorito dal genio di Molière. Centrale non è solo il tema dell'avarizia che inaridisce il cuore ed esclude dalla vita sociale, separando chi è colpito da questa ossessione anche dai suoi stessi cari, ma soprattutto il tema della libertà, che tutti i protagonisti tanto agognano senza rendersi conto di non essere nulla più che satelliti di Arpagone, non in grado forse neppure di camminare con le proprie gambe.

A dominare la scena è appunto il vecchio, livido, canuto, curvo, concentrato su se stesso; il colore che lo caratterizza è il nero, un nero pervasivo che giunge a impregnare di sé anche gli abiti degli altri protagonisti, togliendo loro un po' delle vivaci tinte originarie. In parallelismo perfetto con tutto ciò, la scenografia ci presenta uno spazio chiuso e spoglio, sottolineato da una serie di quadrati mobili in ardita fuga prospettica dal sapore vagamente claustrofobico.

Il testo di Molière, qui nella traduzione di Cesare Garboli, è riprodotto in modo fedele, la vicenda si dipana con ritmo serrato, con veloci cambi scena sottolineati da brevi intermezzi musicali, senza momenti morti, senza cadute, senza eccessi, senza letture superficiali. L'abilità registica di Cirillo è evidente, egli mostra di conoscere alla perfezione tempi e modi del teatro e finisce per riproporre al pubblico, con grande garbo, un testo classico per quello che esso è, una scrittura che non abbisogna di aggiustamenti estemporanei per mostrare al mondo il proprio valore universale.

Buono il cast nel suo complesso. Su tutti spiccano Arturo Cirillo nei panni di Arpagone, Sabrina Scuccimarra in quelli di una Frosina sapida e arguta che ben conosce la vita. Monica Piseddu è una Elisa fragile, decisa a sposare Valerio (Luciano Saltarelli), ma al tempo stesso paurosa e totalmente succube del padre; in parallelo Michelangelo Dalisi è un Cleante più determinato della sorella a raggiungere coi fatti il proprio scopo, che si lancia in uno scontro frontale col genitore dal quale però esce comunque perdente. Con loro Antonella Romano nei panni di Mariana, Salvatore Caruso in quelli di Anselmo, Saetta e Fidavena, Vincenzo Nemolato in quelli di Mastro Simone, Baccalà e del Commissario ed infine Rosario Giglio in quelli di Mastro Giacomo.

Visto il 21-03-2012
al Ponchielli di Cremona (CR)