Un testo di successo, in Francia, soprattutto a Parigi, mai messo in scena in Italia. Due attrici grandiose che lo recitano come fosse stato scritto per loro. Dimostrazione che quando i talenti si incontrano il risultato non può che essere notevole. Questo è Le fuggitive di Pierre Palmade e Christophe Duthuron, interpretato da Valeria Valeri e Milena Vukotic, per la regia di Nicasio Anzelmo.
Due donne si incontrano di notte su una strada statale mentre fanno l'autostop. Entrambe fuggono dalla loro vita, Margot (Milena Vukotic) da 30 anni di vita di casalinga, moglie e madre repressa, Claude (Valeria Valeri) dalla casa di riposo I gladioli dove il figlio l'ha parcheggiata dopo la morte del marito. L'incontro suscita le battute più ilari, per il luogo e l'ora equivoci e l'abbigliamento di Margot (un abito da sera, ha abbandonato la famiglia la sera del 18mo compleanno della figlia). Claude ha un temperamento forte e, nonostante l'età, non si lascia intimidire da Margot, più giovane ma anche più sprovveduta.
E' l'inizio di un'avventura che vede le due donne viaggiare in autostop, imbastendo una commedia dalle battute felici (scaricate dall'automobilista che le aveva prese a bordo Margot spiega a Claude: lei non sa cosa mi ha detto quando si è addormentata: "Ora che la vecchia dorme, puoi anche succhiarmelo" e Claude Ha detto così!?!? "Vecchia?" Mascalzone!) che non sono mai fini a se stesse ma servono a costruire i caratteri diversissimi delle due donne.
Margot è tutta racchiusa nella cifra della moglie perfetta, che non ha mai avuto un amante e si è dedicata completamente al marito e alle figlie, tanto che, appena incontra un surrogato di vita familiare (la vita contadina presso un fattore che le ospita per la notte), decide di stabilirsi lì.
Claude invece è una donna più cosciente di sé, che ha avuto un matrimonio vero, pur concedendosi degli amanti (bellissima la metafora che impiega per spiegare a Margot come il marito sia un ponte dal quale guardare ai vari "paesini" da concupire per un giorno o qualche mese...).
Così mentre la progressione narrativa della commedia, sviluppata per brevi scene autonome, eleganti e funzionali, vede le due donne avventurarsi in situazioni diversissime (dalla strada provinciale al cimitero, dalla fattoria alla casa di estranei nella quale entrano come due ladre...), dalle quali scaturiscono battute e situazioni divertentissime, ogni scena aggiunge un tassello alla vita e alla psicologia delle due protagoniste (Ho smesso di fare sesso da tempo risponde Claude a Margot non è che la voglia ti passa... è che non osi più, perché ti pare brutto) mostrando allo spettatore il nascere di una vera amicizia.
Si ride di gusto per l'ironia e l'arguzia delle battute e si sorride nel riconoscere, nelle due protagoniste, alcuni aspetti della nostra vita, a volte pavida, altre volte più temeraria, in un perfetto equilibrio tra commedia e vita (vera), niente affatto retorico.
La regia si regge tutta sulla scansione narrativa degli ambienti e delle situazioni assurde del testo, impiegando pochi oggetti di scena, mentre alcune diapositive, proiettate in quinta, alludono alla scenografia, per il resto mancante, lasciando agire le due attrici in un palco vuoto, assolute mattatrici della scena.
Milena Vukotic e Valeria Valeri si stagliano nella loro grandezza senza rubarsi la scena, contribuendo, anzi, l'una alla grandezza dell'altra. E se Valeria Valeri ha la figura un poco appesantita, ma un'agilità invidiabilissima per la sua età (classe 1925), Milena Vukotic (classe 1938) nell'impermeabile che indossa nell'incipit e anche nel finale ricorda Audrey Hepburn della quale ha l'invidiabile personale.
A fine spettacolo il pubblico esplode in un'ovazione interminabile mentre dalla galleria piovono fiori sul palco.
Uno spettacolo perfetto, da vedere e portare nel cuore per il resto della vita.
Visto il
13-11-2009
al
Ghione
di Roma
(RM)