"Mimo antropomorfo" e "attore sinfonico", Matteo Belli ripropone e fa rivivere i personaggi creati dall’arte affabulatoria di Walter Chiari, che non mostrano alcuna patina del tempo. Un confronto immediato è quasi d’obbligo e da questo l’interpretazione di Belli esce in grande stile. Pur ripercorrendo fedelmente tutto il copione di ciascuno, l’alpino Betteton e gli altri personaggi presentati da Matteo Belli non si distinguono dagli originali o vengono arricchiti di nuovi particolari. Il brano scritto da Belli per questo spettacolo e dedicato alla tecnica universale del grammelot risulta inoltre perfettamente integrato. Attraverso una sempre più raffinata e completa tecnica istrionica, Belli riesce ad attualizzare la vena ironica di Walter Chiari narrando una favola classica secondo il filtro obiettivo dell’ironia e del disincanto in forma di monologo corale e restituendo l’antica sapienza dell’intrattenimento d’attore.
Il discorso teatrale viene articolato attraverso l’uso di diverse tecniche, e viene così mantenuto vivo con l’intrecciarsi del linguaggio corporeo a quello vocale, con timbri sonori evocativi, senza ammiccamenti, nel rigoroso attenersi all’articolazione del racconto e al gusto per la narrazione che porti alla risata, costruzione rigorosa e appassionata di un tessuto narrativo fatto di azioni, parole, sonorità. L’interprete, dopo aver portato sui palcoscenici della comicità brani già collaudati o inediti, opere anche molto serie e piccoli racconti ritrovati, si propone al pubblico con amore sempre vivo per la risata, capace di mantenerci in contatto coi nostri simili con sorridente autoironia. Questo artigiano della scena, impegnato a trasmettere i ricordi di un sapere antico, ha rappresentato un recital che oltre che omaggio ad un grande comico è uno spettacolo leggero e profondo. La sua carriera finora è un’ode alla ricerca solitaria, che ogni volte stupisce per la varietà, e non delude mai per intensità.
Visto il
28-01-2010
al
Arena del Sole - Sala Thierry Salmon
di Bologna
(BO)