Lirica
LE NOZZE DI FIGARO

Splendide nozze

Splendide nozze

Gli elementi che concorrono a decretare il successo e la piena fruibilità da parte del pubblico di uno spettacolo lirico sono molteplici e spesso è sufficiente che uno solo di essi, in qualche modo, risulti deficitario perché tutto l’insieme ne tragga un detrimento, talvolta anche notevole. Questo non è certo accaduto per Le nozze di Figaro, presentate come primo titolo in cartellone della nuova stagione lirica parmense: uno spettacolo fresco, brillante, il cui ingranaggio funziona alla perfezione, che diverte e mantiene viva l’attenzione dello spettatore senza cali di attenzione.
L’allestimento di Mario Martone, ripreso per l’occasione da Raffaele Di Florio, è quello ideato dal regista per il San Carlo di Napoli in occasione del bicentenario mozartiano, lo stesso che recentemente ha calcato i palcoscenici dei teatri del Circuito di OperaLombardia. L’azione scorre fluida, senza divisioni e interruzioni (se si eccettua l’unico intervallo posto fra il secondo e il terzo atto); la separazione tra palcoscenico e pubblico è del tutto vanificata dalla mancanza di sipario e dalle frequenti discese in platea dei protagonisti, effettuate grazie a dei percorribili posti a lato della buca dell’orchestra, le quali rompono così l’illusione scenica e consentono ai protagonisti un frequente utilizzo dei corridoi della sala. Le scenografie di Sergio Tramonti, fisse e di impianto tradizionale, consistono sostanzialmente nella presenza sul fondo di una grande ed elegante balconata in legno scuro, contornata ai lati da due imponenti scalinate, cui si intonano perfettamente i bei costumi settecenteschi pensati da Ursula Patzak. Pochi gli arredi scenici: un lungo tavolo a indicare la festa, una testiera in ferro battuto con due enormi cuscini a ricordare il letto e, in senso lato, l’alcova della Contessa, alcune sedie.
L'attenzione registica per ogni singolo gesto e particolare è notevole, rende l’azione vivace, sebbene mai sopra le righe, riuscendo così a scatenare non poche risate fra il pubblico ed evitando qualsiasi momento di stasi.

Eccellente la parte musicale. Laura Giordano è una briosa e spigliata Susanna, arguta e determinata nei suoi intenti: la voce è fresca e ricca di armonici, l'acuto svetta sicuro senza forzatura alcuna, il controllo dell'emissione è costante ed eccellente. Al suo fianco il Figaro di Simon Orfila appare anch'egli convincente nei toni e nei gesti, vocalmente sonoro e preciso nella linea di canto. Elegantissima nei tratti e nel fraseggio la Contessa di Eva Mei, particolarmente vibrante e densa di colori nell'esecuzione dell'aria Dove sono i bei momenti: il registro acuto è cristallino, considerevole la perizia tecnica. Roberto De Candia ben tratteggia con garbato umorismo la figura di un Conte che vuol fare la voce grossa, pensando di controllare, facendola da padrone, una situazione che, invece, finisce per sfuggire alla sua mentalità troppo semplice e lineare: ragguardevole l'ampiezza vocale, elegante la linea di canto. Brava Laura Polverelli a vestire i panni di un Cherubino forse scenicamente un po' caricato, ma vocalmente di classe. A completare il cast l'ottima Marcellina, sagace e frizzante sebbene al contempo misurata, di Marigona Qerkezi, l'incantevole Barbarina di Giulia Bolcato, il riuscitissimo Don Bartolo di Francesco Milanese. Con loro l'insinuante Don Basilio di Matteo Macchioni, il balbettante Don Curzio di Ugo Tarquini e il perennemente ubriaco Antonio di Carlo Checchi.

Grande sintonia col palcoscenico per un Matteo Beltrami in ottima forma alla direzione dell'Orchestra Filarmonica Italiana cui ha saputo imprimere tempi moderatamente serrati, dando particolare rilievo ai momenti riflessivi ed evocando atmosfere di raro lirismo. Ottima la prova del Coro del Teatro Regio, ben preparato da Martino Faggiani.

Visto il 17-01-2016
al Regio di Parma (PR)