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LE OLIMPIADI DEL 1936

Lectio Magistralis

Lectio Magistralis

Federico Buffa non è un attore. Questo rende il suo spettacolo la migliore lezione di storia ed etica che si possa apprendere a teatro. Stiamo vivendo un'epoca bizzarra, dove molti professionisti provenienti da altri settori lavorativi si stanno impegnando nell'esperienza teatrale (vedi Marco Travaglio o Erri De Luca, ad esempio). Si può, in questo caso, parlare di teatro? Teoricamente è rappresentazione teatrale tutto quello che si svolge davanti ad un pubblico utilizzando una combinazione variabile di parola, gestualità, musica, danza, vocalità, suono e, potenzialmente, ogni altro elemento proveniente dalle altre arti performative. Ma Federico Buffa è un giornalista sportivo, uno dei massimi esponenti dello storytelling nelle discipline fisiche. Un narratore che sviluppa la sua capacità prevalentemente nel media televisivo e, collateralmente, in quello radiofonico.

Considerando gli esperimenti di teleteatro degli anni '50 e '60, le sperimentazioni di radio a teatro di cui Alberto Gozzi è uno dei massimi esponenti con il suo "Radiodrama Show" (spettacoli teatrali dove si mostra il dietro le quinte di radiodrammaturgie) e l'utilizzo in telvisione e radio di testi teatrali in varie modalità, le commistioni tra i media e il teatro sono numerose. La deduzione è che "Le olimpiadi del 1936" non sia uno spettacolo teatrale. In effetti quello con cui ci si va a scontrare è un racconto in cui il valore umano si scontra con i valori dell'epoca, mentre l'aneddotica è il mezzo per sentire i cori di giubilo dedicati agli atleti vittoriosi. Le capacità affabulatorie del giornalista sono estreme e niente può fermarle, nemmeno l'ignoranza di un possibile spettatore rispetto ai fatti dell'epoca.

L'ambientazione, quella di un bar con un piano, è essenziale. In più di un momento diventa soltanto un fondale, niente più di un'oggetto dove Federico Buffa può sedersi e raccontare la storia, eppure tutti gli interludi musicali sono perfettamente integrati in quello scorcio di passato che è la scenografia. Essenziale, dunque, ma azzeccata. Accompagnato da musicisti eccellenti e dalla voce evocativa di Cecilia Gragnani si rivive in prima persona l'atmosfera del 1936.

La luce è scarna, volta esclusivamente ad evidenziare le lente camminate del giornalista/narratore. Al massimo viene utilizzata per definire i contorni scenici dell'esibizione canora. Poche e ben curate immagini si susseguono sullo sfondo, adibito a schermo: una menzione speciale alla compilation dei tuffi, ipnotica. Questo, più che uno spettacolo, è una lectio magistralis che insegna la storia tramite la vita di coloro che l'hanno vissuta.

Federico Buffa non è un attore, ma dipinge questa tela storica con la perizia di un Michelangelo che affresca la Cappella Sistina, e questa perizia insieme con l'amore per i dettagli è un qualcosa che merita di essere visto. Anche se tutte le vittorie olimpiche coincidono con sconfitte per l'umanità, le speranze di questi atleti risuonano nel racconto e, di conseguenza, nell'emozione da esso suscitata. Dunque, che si ami o meno lo sport, che si conosca o meno la storia, che si abbia qualche forma di curiosità o meno, questo spettacolo è adatto a chiunque.

Visto il 06-12-2015
al Fonderie Limone di Moncalieri (TO)