Una regista innamorata di un testo e del suo lavoro, attori la cui più grande passione è rendersi parte attiva di un progetto narrativo immaginifico: sono loro a raccontare la storia epica del Lear di Edward Bond. Chi sono? Lisa Natoli e il suo cast di otto attori, rinnovato per la nuova messinscena del testo di Edward Bond dopo quella del 2015.
Un teatro "Per primi attori"
È il teatro che piace a Lisa Ferlazzo Natoli: a Elio De Capitani viene affidato il ruolo di Re Lear, ma ogni singola voce degli otto attori in scena (per trentacinque personaggi) vive di vita propria e allo stesso tempo è inserita in un coro che le dà forza; come la musica di uno strumento solista in un pezzo jazz. Ne risulta un'opera in cui ogni personaggio acquista spessore anche in virtù del concertato complessivo, costruito costantemente da tutto il gruppo degli interpreti sempre in dialogo con gli elementi scenici.
La forza di una narrazione epica
Il coro degli attori viene affiancato da effetti acustici imponenti e da un testo che evoca immagini anche molto forti, tanto da far scoprire che una parola ben detta vale più di un effetto cinematografico. Ne nasce una narrazione epica e sferzante: un degno modo di trattare il tema della violenza del potere che trasforma gli uomini in carnefici. Secondo quello che la stessa regista chiama "principio residuale del testo" agli spettatori arriva molto di più di ciò che è visibile sul palcoscenico, ed è proprio questo a conferire il carattere epico allo spettacolo. È come se l'esplicito facesse da cornice a ciò che è solo evocato; come l’urlo di Warrington, così assordantemente silenzioso.
“Posso ancora lasciare un segno?” – “E va beh, qualcuno lo raccoglierà”
La regista si è presa un grosso rischio per quanto riguarda la scelta del testo: non è scontato che una drammaturgia scritta più di quarant’anni fa su temi allora attuali abbia qualcosa di interessante da dire oggi. Eppure sono tanti gli elementi continuamente evocati di cui anche nel nostro presente sentiamo, ingombrante, la presenza: il grande muro (mai visto, ma costantemente protagonista nello spettacolo, come nelle notizie che leggiamo tutti i giorni), i confini, la guerra e le grandi masse del popolo che vivono alle periferie dei centri di potere. Non c’è bisogno di spiegazioni perché gli strumenti che permettono alle stragi di compiersi sono sempre stati questi, e sempre lo saranno; e sempre le stragi saranno compiute in nome di “una società che tu hai solamente sognato”, come dice il personaggio di Cordelia, trovatasi a capo dell’ennesima rivoluzione al termine della quale tutto sembrerà tornare esattamente al punto di partenza.