Lirica
L'ELISIR D'AMORE

CALIMERO E L'ELISIR

CALIMERO E L'ELISIR

Al momento dell’udite, udite di Dulcamara non manca proprio nessuno: da Topo Gigio a Calimero, sbiancato dall’efficientissima Olandesina, passando per Ernesto Calindri che gusta il suo amaro, tutti fanno la loro comparsa sui pannelli di fondo, grazie alle nostalgiche proiezioni in bianco e nero degli immortali spezzoni, tratti da Carosello, che Arnaud Bernard ha pensato di riproporre come accompagnamento alla “pubblicità” che Dulcamara fa di se stesso. Non più villaggi di mietitori, covoni e fattorie, ma più moderne mondine anni Sessanta, in calzettoni e gonnella, che montano sulle loro biciclette vagando fra brumose distese pianeggianti, solcate qua e là da alberi, che tanto ricordano la pianura padana. La scena è di fatto vuota, ma le immagini proiettate su pannelli mobili e l’abilità registica nel curare ogni singolo movimento la riempiono con efficacia, non facendo rimpiangere la mancanza di altri elementi di corredo che non siano la meravigliosa Citroën due cavalli multiuso di proprietà di Dulcamara. Grazie anche ad un abile uso delle luci l’atmosfera si fa vagamente onirica, quasi che la vita stessa sia una finzione, raccontabile attraverso la sequenza ininterrotta di scatti fotografici che bloccano i vari protagonisti, intenti a sfoderare sorrisi smaglianti davanti all’obiettivo.

Lavinia Bini è un’Adina spigliata e sicura di sé, dotata di uno strumento dal colore gradevolissimo che sa utilizzare con sicura maestria, solida nei centri e senza alcuna ombra di forzatura in acuto. Davvero convincente il Nemorino di Enea Scala che mostra di essere molto maturato rispetto al passato: la naturalezza nell’emissione è notevole, come lo è del resto la capacità attoriale, la sicurezza nella proiezione e il buon legato fanno del tutto scordare un timbro a tratti non piacevolissimo a causa di qualche retrogusto metallico. Meritatissimo il bis di Una furtiva lagrima, aria che il tenore ha saputo portare a termine con eleganza e misura, senza cadere in facili eccessi o protagonismi. Ottimo anche il Belcore di Francesco Paolo Vultaggio, spaccone al punto giusto ma senza eccessi, dotato di una voce limpida dall’acuto squillante. Nel ruolo di Dulcamara Julian Kim rivela simpatia e senso dell’umorismo uniti ad un’emissione ben calibrata ed a una tecnica vocale sicura. Con loro Dorela Cela (Giannetta) e Alessandro Mor (Assistente di Dulcamara)

A dirigere l’Orchestra I Pomeriggi Musicali Andrea Battistoni, il quale ha staccato tempi a volte un po’ serrati che forse non sempre hanno agevolato il palcoscenico; la sua lettura della partitura è comunque briosa ed intensa, tesa a sottolineare più che l’aspetto favolistico della vicenda quello introspettivo. Buona la prova del Coro del Circuito Lirico Lombardo preparato da Dario Grandini.

Teatro gremito e pubblico davvero entusiasta che al termine della recita si è profuso in calorosissimi applausi.

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Visto il 20-10-2013
al Ponchielli di Cremona (CR)