L'elisir d'amore trova ospitalità nella bella Cortina, tra le Tofane e il Nuvolau. Dentro all'Alexander Girardi Hall, grande sala polivalente finalmente dotata di una buca per l'orchestra. Ma pure fuori, per vie e piazze animate dalle scorribande degli artisti, del coro, degli strumentisti che, in attesa di proporre sulla scena il capolavoro di Donizetti, ne hanno offerto piccoli ma succosi assaggi ai villeggianti.
E' ormai il terzo anno che la Perla delle Dolomiti – di fatto prima aliena dal mondo della lirica – si trova ad ospitare, all'interno della corposa rassegna CortinAteatro, uno vero appuntamento con l'opera. Sempre in prossimità del Ferragosto, quando la città è in sold out. Con esiti, fa piacere dirlo, man mano crescenti per qualità. Questo simpatico allestimento, per dire, non avrebbe sfigurato in un buon teatro di tradizione.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Come Paride vezzoso
L'insieme è curato registicamente da Marco Bellussi. Ha lucide idee di base, vi imprime un vivace indirizzo teatrale, lo conduce in porto con andamento frizzante, idee spiritose ed azzeccate, piccoli tocchi leggeri. E molto amore per i personaggi, resi nei minimi particolari, cesellati con la premura d'un orafo.
Un Elisir realizzato con mezzi semplici ma efficaci, in uno spiritoso esercizio di meta-teatro: una piccola folla dai vestiti anni '50-'60, impersonata dal coro, assiste seduta ad una commediola in costume data all'aperto. Non siamo più fra le cime dei Paesi Baschi: dietro al tavolato di legno, sul telone di sfondo che si apre di tanto in tanto - rivelando ad esempio la pubblicità del mirabolante toccasana - spiccano guarda caso le Dolomiti di Cortina.
E qualche battuta modificata ci porta in Veneto. Mentre qualche veloce intervento di mimi ravviva il tutto la bella Adina, Belcore, Dulcamara recitano la loro parte, da bravi attori. Nemorino, invece, sale e scende dal palco di continuo, disturbando la recita: per lui realtà e finzione si confondono.
Lo spettacolo vede l'intervento di Matteo Paoletti Franzato per l'impianto scenografico, e di Carlos Tieppo per i costumi, molto carini e dal sapore ampezzano. E le luci di Andrea Gritti.
E' questo l'odontalgico mirabile liquore...
Rosalía Cid Tarrío ci dona un'Adina deliziosa, effervescente, un po' graffiante. La sostiene un timbro morbido e piacente, varietà di colori e fraseggio elegante. Indubbi i progressi del giovane soprano galiziano rispetto alla sua Norina nel Don Pasquale di Treviso, un anno fa; e questo ci fa piacere.
Nemorino è un campagnolo ingenuo, gigione, persino un po' babbeo; così lo vuole il libretto, così lo rende la regia. Tanto, bastano le note donizettiane ad elevarne assai la statura. Qui lo interpreta a dovere Leonardo Cortellazzi, abbozzando un personaggio subito attraente ed amabile, dalla linea vocale calda ed esuberante, ma nondimeno ben timbrata e ben controllata.
Leonardo Galeazzi si destreggia galantemente con le agilità, l'emissione è generosa, la recitazione immediata. Così delinea un Belcore a tutto tondo: spavaldo e caustico, pieno di sé, però indubbiamente simpatico.
Un Dulcamara a due velocità è quello che consegna Bruno Taddia. Dal punto di vista recitativo il surreale personaggio è reso con molta arguzia, sgargiante e sanguigno – al baritono pavese basta un gesto, uno sguardo, una mossa per tenere in pugno lo spettatore - ma vocalmente ci è parso in tono minore, meno generoso e brillante del solito, un tantino privo di espansività. Insomma, parlato di più e cantato di meno. Ma ad ogni modo, condotto con grande naturalezza e musicalità. La Giannetta di Caterina Marchesini è plausibile, per grazia e spontaneità.
Cantiam, facciamo brindisi
L'Orchestra Regionale Filarmonia Veneta esibisce lucidità, suoni cristallini e la necessaria leggerezza. Merito anche di un avveduto concertatore qual è Alberto Zanardi – buona esperienza alle spalle quale maestro collaboratore e direttore musicale di scena – che chiede ed ottiene nitida trasparenza, appropriato stacco dei tempi, nonché buoni coloriti orchestrali. Sa pure cogliere e rendere bene la giusta atmosfera – tra il fiabesco e la commedia – della partitura; appagante traguardo, se s'aggiunga un ottimale rapporto con i cantanti.
Da lodare pure sono le voci dell'Insieme Corale Ecclesia Nova preparato da Matteo Valbusa, che interviene ogni volta con precisione e scioltezza. Successo di pubblico pieno e caloroso.