«Abbiamo studenti di tutto il mondo che vengono a studiare presso i nostri istituti, in quanto riconosciuti come realtà di prestigio, ma la nostra stessa sopravvivenza è messa in forse: è dal lontano 1999 infatti i conservatori italiani attendano inutilmente che venga completato il quadro dei regolamenti attuativi previsti dalla riforma dell'Alta Formazione Artistica e Musicale sancita dalla Legge 508, desolatamente ancora incompleta dopo 16 anni». Questa in sintesi la perorazione del maestro Paolo Troncon, direttore del Conservatorio “A.Steffani” di Castelfranco Veneto, ricordando la “Giornata nazionale dell'alta formazione” che il 13 febbraio scorso ha unito idealmente i 54 conservatori musicali statali ed i 19 non statali, lanciata prima di presentare al pubblico del Teatro Accademico l'allestimento – interamente realizzato con le sole risorse dell'istituto veneto - de L'elisir d'amore, il grande capolavoro donizettiano. E' un problema, quello del sistema nazionale dell'Alta Formazione, assai ben noto a quanti conoscono, direttamente o indirettamente, l'ambiente dei nostri istituti musicali; ma che grazie alla buona volontà, ed alla capacità di saper sopravvivere, sempre e dovunque - doti tipiche del genio italico - in qualche modo si è riusciti sinora a superare. Non sarà più necessario per gli anni a venire, vogliamo sperare, se finalmente arriveranno quei regolamenti attuativi – la maggioranza, peraltro - ancora mancanti.
Piccoli miracoli, intanto, qualche volta accadono: come nel caso di questo Elisir d'amore inserito con due recite nella stagione concertistica “Chiave Classica 2016” organizzata dal conservatorio castellano, e costruito tutto “in casa”, come s'usa dire, con l'impegno di tutte le forze disponibili al suo interno. Cominciando dalla buca, dove si scopre una compagine strumentale di una quarantina di elementi, sciolta e sufficientemente precisa benché sia formata al 99% da suoi allievi; e si apprezza una concertazione curata con solida professionalità da Roberto Zarpellon, che qui insegna molte cose (musica antica, musica d'insieme, direzione) oltre ad essere un affermato direttore d'orchestra.
La regia di Renata Baldisseri, docente di arte scenica, scorre spigliata e senza intoppi; le scene risultano essenziali, ma bastevoli a delineare un quieto paesaggio di sapore veneto; i costumi, ben appropriati all'ambientazione agreste. Naturalmente sia l'efficiente coro, curato da Roberta Paraninfo (docente di insieme vocale), sia i giovanissimi interpreti provengono dritti dalle aule dello “Steffani”: e sono il soprano Fabiana Visentin (Adina), il tenore Li Yanfeng (Nemorino) ed il baritono Ma Rui (Belcore), entrambi cinesi, il basso-baritono ungherese Marton Kovacs (Dulcamara), il soprano Annalisa Miliotto (Giannetta). Sarebbe ingiusto compilare pagelle: bravi e promettenti lo sono, chi un po' più, chi un po' di meno; tutti comunque stimolati a dovere e chiaramente impegnati a dare il meglio di sé.