Lirica
L'ENFANT ET LES SORTILEGES - L'HEURE ESPAGNOLE

Dittico vincente

Dittico vincente

Finalmente a quasi settanta anni dall’ultima esecuzione, il teatro dell’Opera di Roma ha presentato “L’heure espagnole” e “L’enfant et les sortileges” di Maurice Ravel. Come talvolta capita due riconosciuti capolavori, sempre citati e presenti in molte mediateche domestiche, non sono rappresentati quanto la loro fama lascerebbe pensare. Il pubblico romano ha accolto con gioia l’evento e ha riempito l’amato teatro Costanzi.


L’heure espagnole è una vera e propria commedia musicale di argomento boccaccesco. La bella Concepcion è l’annoiata consorte del mite orologiaio dall’incongruo nome di Torquemada che aspetta l’unica ora della settimana in cui il marito si assenta e va a regolare l’orologio comunale per incontrare i suoi due imbranati spasimanti: lo studente Gonzalve e il maturo banchiere Don Inigo Gomez. L’orologiaio sta per uscire dall’abitazione-laboratorio quando, inatteso, compare il rude e muscoloso mulattiere Ramiro che deve riparare il suo orologio. Torquemada esce e lascia Ramiro in compagnia di Concepcion. Qui comincia la commedia degli equivoci: i due spasimanti, a insaputa l’uno dell’altro, entrano in casa e vengono nascosti dalla moglie fedifraga. Nel frattempo Ramiro, servizievole, mette a disposizione i suoi muscoli per soddisfare quelli che sembrano capricci di Concepcion. Sposta da un piano all’altro grandi pendole in cui si sono nascosti Gonzalve e Don Inigo che esibiscono tutta la loro inadeguatezza. Lo studente perde tempo a declamare versi, mentre il banchiere vuole fare uno scherzo e si nasconde in una pendola in cui però rimane incastrato. Nel frattempo Concepcion delusa dai due, rivolge le sue attenzioni a Ramiro e si apparta con lui. Torna l’orologiaio e i due, per non farsi scoprire, si fingono acquirenti.


La musica, piena di colori, produce la messa in scena; l’orchestra è coinvolta in tutte le sue parti che introducono, commentano, sottolineano gli eventi con una vivacità che toglie il fiato. Il canto è spesso sostituito da un efficace declamato che accentua l’atmosfera burlesca. Le citazioni e le parodie sono numerose, su tutte spicca Carmen con accenni di habanera e Gonzalve che sembra fare il verso a Escamillo. La ricca scenografia di Caroline Ginet, guazzabuglio di trovate e di oggetti strampalati mescolati a orologi di tutti i tipi, è lo sfondo perfetto per la vicenda, che permette ai cantanti attori di esibirsi come in un tradizionale vaudeville.


L’enfant et les sortileges: un bambino disobbediente viene messo in punizione dalla mamma, per dispetto allora se la prende con gli oggetti e gli animali presenti nella stanza. Questi però inaspettatamente si animano e si ribellano alle sue angherie. La Poltrona, il Divano, il Pouf, l’Orologio, la Teiera, la Tazza cinese, il Fuoco del camino, i Pastori e le Pastorelle della carta da parati lo rimproverano e lo assediano. Sgomento si rifugia nei libri di fiabe, ma anche la Principessa dei suoi sogni lo abbandona, dai libri di scuola esce l’Aritmetica, attorniata dai Numeri che lo torturano con esercizi e calcoli. Poi entrano in scena altre sue vittime del passato, il Gatto, l’Albero, il Pipistrello, lo Scoiattolo e la Libellula in un crescendo di confusione lo attaccano. In questo frangente rimane ferito uno Scoiattolo, allora il bambino impietosito lo soccorre e gli fascia la ferita. Negli animali la collera cede il passo al perdono e il bambino viene accompagnato tra le braccia della Mamma.


Qui, contrariamente a L’heure espagnole, la musica è ricca di canto, favorito da un’orchestra che non rinuncia ai colori, quasi assenti i recitativi. Ogni personaggio ha una precisa caratterizzazione musicale; Ravel utilizza genialmente tutti gli stili, dal minuetto al rag-time, dal belcanto al jazz in un caleidoscopio coerente e narrativo. Le scene di Barbara de Limburg e i costumi del regista Laurent Pelly ci immergono perfettamente nel clima onirico della fiaba.


In entrambe le opere l’orchestra, sotto la prestigiosa bacchetta di Charles Dutoit, il Coro diretto da Roberto Gabbiani, il Coro delle Voci Bianche diretto da Josè Maria Sciutto assecondano le geniali partiture e partecipano da protagonisti all’evento.


I cantanti attori sono tutti generosi e perfettamente adeguati alle parti. Una citazione va riservata alla prova di Stephanie d’Oustrac, seducente Concepcion che, con un brillante declamato, fa il verso a Carmen e a Khatouna Gadelia nella parte de L’enfant che, oltre ad essere perfetta nel canto, ha esibito una acrobatica prestazione scenica.


La magistrale regia di Laurent Pelly ha confermato il successo che questo allestimento ha avuto nel Glyndebourne Festival del 2012.

Visto il