Lirica
L'ITALIANA IN ALGERI

Napoli, auditorium RAI, “L'it…

Napoli, auditorium RAI, “L'it…
Napoli, auditorium RAI, “L'italiana in Algeri” di Gioachino Rossini L'ITALIANA A FUORIGROTTA Chiuso il San Carlo per i restauri della sala e degli impianti, l'ultimo titolo della stagione va in scena nell'auditorium della Rai a Fuorigrotta, riuscendo a preservare la forma scenica pur nell'esiguità dello spazio. Merito della regia di Francesco Esposito che ha l'intelligenza di non voler strafare e di utilizzare al meglio il ridotto palco, raccontando la storia in modo semplice: il resto lo fa Rossini con la trama vivace, i colpi di scena e la capacità di attrarre gli spettatori. La scena fissa di Nicola Rubertelli è caratterizzata da una pedana emiciclica a gradoni con quattro grate/quinte di sapore orientale, a cui rimandano anche i costumi di Esposito. Il regista segue il libretto, ma dà una personale impronta ai rapporti fra Haly e Zulma (qui sono amanti) ed al percorso di Mustafà, che viene ridotto a un poppante sul seggiolone, salvo poi, negli applausi finali, ricomporre l'unità familiare coronata dalla nascita di un bambino. Alcuni spunti servono a caratterizzare meglio i personaggi (le carte da gioco, le bolle di sapone), altri potevano essere evitati (lo spumante in terra musulmana). Marianna Pizzolato è perfettamente a suo agio nel ruolo, sia per vocalità che per attorialità. I registri sono impeccabili, come il fraseggio, limpido e morbido, dove non cerca nessuna ilarità grossolana, accostandosi invece all'ironia aristocratica del compositore. Le colorature sono nitide, fluenti e misurate, nel resto non è mai monotona ma sempre poetica. Il personaggio è giocato maggiormente nella chiave dell'arguzia piuttosto che in quella della seduzione. Vicino a lei buone le prestazioni di Jeannette Fischer (Elvira) e Barbara Di Castri (Zulma). Mustafà ha la bella voce agile dallo splendido colore di Simone Alberghini ed il ruolo è uno di quelli che gli calzano a pennello (a causa della sua avvenenza le mie vicine di posto gridano a Isabella “Lascia Lindoro e rimani ad Algeri con Mustafà!!”). Alberghini mostra notevole personalità ed è padrone della scena sia negli snodi fondamentali (il duetto con Lindoro, l'incontro con Isabella, il terzetto dei Pappataci, dove ha un'insolita caratterizzazione, come detto) che negli altri momenti. Il suo Mustafà è prepotente ma ingenuo, brusco ma, alla fine, di buon cuore. Bruno De Simone è un Taddeo dalla linea di canto morbida e sonora, la sua esperienza di palcoscenico gli consente di divertire con ironia nell'aria del Kaimakan. Maxim Mironov esegue con precisione la parte di Lindoro, acuti compresi, ma la voce è debole: si fa fatica ad udirlo nonostante l'auditorium metta il pubblico praticamente a ridosso dell'orchestra e dei cantanti. Completa il cast Salvatore Grigoli (Haly). Il direttore Bruno Campanella, oltre che essere uno specialista del repertorio, è in sintonia con orchestra e coro del San Carlo ed il risultato è notevole. I tempi sono brillanti e le ridotte dimensioni dell'orchestra esaltano un'articolazione nitidissima, dando rilievo ai fiati. Privilegia, e a ragione, i contrasti netti, rendendo la narrazione vivace in modo da supplire le ridotte possibilità teatrali negli spazi dell'auditorium. Il coro, qui solo maschile, è stato preparato adeguatamente da Marco Ozbic. Qualche posto vuoto, pubblico divertito e plaudente. Visto a Napoli, auditorium RAI, il 30 settembre 2008 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al San Carlo di Napoli (NA)