Lirica
LO FRATE 'NNAMORATO

L'innamorato sulla Vespa

L'innamorato sulla Vespa

Con “Lo frate 'nnamorato” la fondazione Pergolesi Spontini conclude l'esecuzione integrale a Jesi delle opere di Giovanni Battista Pergolesi in occasione delle celebrazioni per il tricentenario della nascita. Andata in scena per la prima volta a Napoli nel 1732 e poi ripresa due anni dopo con alcune modifiche per adattarla al nuovo cast, sono giunte a noi quattro partiture con lievi differenze ma nessuna delle quali autografa. Prima delle due commedie in musica (l'altra è “Il Flaminio”), qui il compositore si misura con la lingua napoletana, inaugurando il rapporto con il librettista Gennarantonio Federico prima di passare a Pietro Metastasio (“Adriano in Siria” e “L'olimpiade”).

Si narrano le intrecciate vicende amorose di alcuni personaggi: sostanzialmente due sorelle ricche amoreggiano in modo vano con un bel giovanotto prima di scoprire che è il loro fratello. Un plot difficile da raccontare ma che sulla scena è abbastanza agile, anche grazie alla giusta regia di Willy Landin, autore anche delle scene che presentano un vico napoletano con i panni stesi, le case alte e strette e un ambiente mobile in proscenio che consente ulteriori situazioni, l'interno della casa di Marcaniello e un affollato caffè. I costumi di Elena Cicorella situano l'azione nel secondo dopoguerra, chiaramente denotato anche dalle acconciature femminili e dalla rombante Vespa su cui sfreccia Don Pietro. Il regista sottolinea gli spunti divertenti della partitura senza mai calcare la mano; muove bene i protagonisti in modo che si possa seguire la storia in modo comprensibile. Landin riprende il brio e la vitalità della partitura e giustamente ricorre ad alcuni elementi moderni che funzionano perfettamente nella messa in scena, come gli specchietti della Vespa, la radiolina a pile, l'orsacchiotto di peluche. Sorprende il finale che stabilisce un equilibrio rasserenante che si trasmette al pubblico. Le luci consentono i passaggi tra notte e giorno ed il mutare delle ore.

Ottima la direzione di Fabio Biondi a capo della “sua” Europa Galante, i cui strumenti antichi ammantano la musica di particolari suggestioni ed evidenze di napoletanità. Ottimo anche il cast, anche nella pronuncia del dialetto. Nicola Alaimo è un Marcaniello tonante e timbrato, Elena Belfiore un Ascanio seducente e maliardo, Patrizia Biccirè la precisa e vellutata Nena, perfetta accanto alla Nina di Jurgita Adamonyte squillante negli acuti e impeccabile nella sua aria del terzo atto (nonché le due sorelle con Ascanio nel bellissimo terzetto del second'atto). Barbara Di Castri pare meno a suo agio in Lugrezia, anche nel confronto con il Carlo di David Alegret che bene intona “Mi palpita il core”. Perfette le due serve, la Vannella di Laura Cherici (splendida nell'aria “Chi dice ca la femmina”) e la Cardella di Rosa Bove. Il seduttore a cui non si scampa è ben tratteggiato nella voce e nelle movenze da Filippo Morace, il cui Don Pietro ha il baffo irresistibile e un comportamento tipicamente napoletano, il guappo rubacuori da manuale d'amore.

Pieno successo di pubblico con applausi e grandi risate a scena aperta; alle due recite in cartellone si è aggiunta un'anteprima riservata ai giovani, il modo migliore di avvicinarli all'opera.
In occasione della prima si è tenuto a Jesi un convegno internazionale di studi su “Pergolesi da Jesi all'Europa” e la Fondazione ha annunciato un accordo con la United Classica per la pubblicazione dell'opera di Pergolesi. La stagione lirica prosegue con due titoli di repertorio: in ottobre “L'elisir d'amore” e in novembre “Rigoletto”.

Visto il