L’operazione, scritta e diretta da Stefano Reali, con Antonio Catania e Nicolas Vaporidis, prende spunto proprio dai mondiali di calcio di Italia ’90, un’esperienza vissuta dallo stesso autore.
Un’opera tragicomica, capace di portare sul palcoscenico uno spaccato di realtà: lo sfondo è quello affascinante dei mondiali di calcio di Italia ’90, con una storia che, variata nei dettagli, rispecchia d’attualità ancor oggi. L’operazione, scritta e diretta da Stefano Reali, prende spunto proprio da un’esperienza vissuta dallo stesso autore.
Ironia, mistero e comicità: una tragicommedia con il grande pregio di riprodurre, molto bene, uno spaccato di umanità, con annessi pregi e difetti, di una combriccola di personaggi variegati: il paziente raccomandato, il lungodegente, l’infermiere scansafatiche, la furba caposala e un furfante in divisa da chirurgo.
Il terribile giallo tra le stanze dell’ospedale: malasanità o un traffico di letti?
Massimo (Nicolas Vaporidis) viene ricoverato per un’operazione al ginocchio, saltando misteriosamente una lista d’attesa infinita: spartirà una fatiscente camera d’ospedale con Luigi (Antonio Catania), lungodegente da sei anni in quella stessa camera e con ben dodici operazioni alle spalle. Tra le stanze si aggirano Carlo (Giorgio Gobbi), un infermiere sarcastico e scansafatiche, stabilizzato dopo decenni di gavetta, e Maria, caposala e madre single che deve pagare la retta universitaria del figlio per poi sperare di raccomandarlo come medico.
Infine il dottor Cupreo, giovane e rampante, in apparenza chirurgo integerrimo. Questi i caratteri che si aggirano, a volte si trascinano persino, affollando un qualsiasi ospedale romano. Ma c’è anche un mistero: ben ventidue rinunce volontarie, negli ultimi mesi, a sottoporsi a interventi chirurgici. Che ci sia sotto un traffico di letti? O soltanto la volontà dei pazienti di rifuggire medici indolenti e senza scrupoli?
Nessuna denuncia alla malasanità, piuttosto un reale spaccato di umanità tutta italiana
L’operazione di Stefano Reali è una raccolta di truffatori annoiati, artisti della sopravvivenza, ingegnosi farabutti capaci, all’occorrenza, di una fantasia da Nobel, ma anche singolari “egoisti dal gran cuore” pronti a perdonare chi lo merita e a farsi giustizia a modo loro.
E’ proprio Nicolas Vaporidis a spiegare: “C’è una parte di commedia attraverso la quale si veicolano messaggi che altrimenti sono troppo pesanti da veicolare. Si parla di umanità tra disperati, gente che in qualche modo cerca di sopravvivere. La bellezza di questo testo è che racconta l’umanità italiana, quella per cui piuttosto che denunciare un fatto in modo rigoroso, impeccabile e implacabile, un po’ come farebbero i tedeschi, si cerca invece di giustificarci con atteggiamento tutto italiota: si rinuncia a un proprio interesse a favore di chi ha veramente bisogno, perdonando. È un racconto di un reparto di ortopedia dove all’interno si vede tutta la nostra Italia: umanità, furbizia, tirare a campare e capacità di passare nelle maglie larghe della legge poco chiara, adattandosi in un modo furbo e chiaramente deprecabile. È una storia di piccoli truffatori che si arrangiano qua e là, ma che poi vengono giustificati perché sono veramente in una condizione che ti fa venire voglia di perdonarli”.
Rappresentazione efficace, a tratti verista
Punto forte de L’operazione, senza dubbio, l’ottima intesa tra Catania e Vaporidis e il contrasto di registro tra le due performance: il primo ironico, il secondo più comico, scelta congrua alla caratterizzazione dei personaggi. Di grande valore anche la parte conclusiva del testo, capace di rivelare una verità complessa e intricata come soltanto la vera realtà sa esserlo, senza una separazione netta tra protagonisti e antagonisti o una definizione in termini assoluti di “buoni” e “cattivi”.