Lirica
LUCIA DI LAMMERMOOR

RICORDANDO SVOBODA

RICORDANDO SVOBODA

I dieci anni dalla scomparsa di Josef Svoboda sono stati celebrati tra luglio e agosto di quest’anno dall’Arena Sferisterio di Macerata con il riallestimento, per la regia di Henning Brockhaus, della famosa “Traviata degli specchi” che tanto fece parlare di sé e che vinse il premio Abbiati 1992: uno spettacolo ancora oggi dotato di grande fascino e di un’innegabile intrinseca bellezza. Un omaggio al maestro ceco, che ha fatto dell’uso delle proiezioni un’arte, è stato reso in questa stagione 2012 anche dal Circuito Lirico Lombardo che ha voluto proporre al suo pubblico, sempre con la regia di Henning Brockhaus, l’allestimento della Lucia di Lammermoor che il grande scenografo aveva pensato per l’immenso palcoscenico dello Sferisterio, adattandolo per l’occasione alle ridotte dimensioni di un teatro al chiuso.

Rispetto all’edizione originaria, oltre all’inevitabile costrizione degli elementi che fa perdere alcuni effetti, spiccano il rinnovamento totale delle proiezioni e il cambio dei costumi, di cui si è occupata Patricia Toffolutti, caratterizzati in gran parte dall’utilizzo di colori acidi e occhieggianti nelle loro fattezze ad un periodo non ben determinato a cavallo tra Otto e Novecento; una scelta non efficacissima, a nostro parere, che aggiunge quasi un tocco di non sense all’insieme. Nel complesso la regia appare un po’ statica, con qualche caduta nel grottesco come nel caso della scena iniziale in cui Enrico, brandendo la spada, combatte contro il nulla o, peggio, durante la festa per il matrimonio quando due invitate improvvisamente si dimenano come tarantolate senza nessun motivo apparente. La scena è fissa, incentrata su un’enorme scala grigia, dominata da un velo in tessuto psicoplastico, così definito dallo stesso Svoboda, che, attraverso un sapiente gioco di luci, passa dalla più totale trasparenza alla robusta consistenza di una grigia parete di roccia: pochi gli arredi e gli elementi di contorno.

Per quanto concerne la parte canora e musicale, il cast si è dimostrato complessivamente all’altezza, se si eccettua il momento della levata di sipario in cui uno “spaesamento” collettivo di solisti, coro e orchestra ha prodotto un effetto davvero straniante fatto di evidenti cali di tono e battute dimenticate. Senza dubbio regina della serata è stata Ekaterina Bakanova nel ruolo del titolo: la voce è importante, estremamente ben proiettata, solida in acuto e sovracuto, ricca di colori e sfumature. Totalmente convincente la scena della pazzia, eseguita col solo accompagnamento dell’arpa, in cui l’artista ha mostrato grande facilità nell’esecuzione delle agilità, una notevole estensione e un timbro dalla sonorità cristallina di grande effetto e piacevolezza, uniti ad una capacità scenica non indifferente. L’Enrico di Serban Vasile, sebbene non dotato di uno strumento potentissimo, mostra di possedere un timbro baritonale piacevolmente caldo e, tutto sommato, una buona linea di canto. Alessandro Scotto di Luzio è un Edgardo dalla voce molto leggera, ma sempre ben a fuoco, Giovanni Battista Parodi un Raimondo dal timbro molto scuro, scenicamente un po’ rigido, ma autorevole. Nel ruolo di un Arturo impomatato e sprezzante Matteo Falcier che si è distinto per la nitidezza del suono; davvero ai limiti, invece, il Normanno di Alessandro Mundula. A completare il cast nel ruolo di Alisa Cinzia Chiarini.

Davvero bravo a coordinare buca e palcoscenico il maestro Matteo Beltrami che ha saputo sempre dosare bene il suono privilegiando una lettura drammatica della partitura, aperta però a momenti di composta, ma toccante liricità.

Complessivamente abbastanza buona anche la prova del Coro del Circuito Lirico Lombardo preparato da Antonio Greco. Pubblico piuttosto caldo e prodigo di applausi a fine serata.

Visto il 06-12-2012
al Ponchielli di Cremona (CR)