Lirica
LUCIA DI LAMMERMOOR

Una Lucia da seguire

Una Lucia da seguire
Genova, teatro Carlo Felice, “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti UNA LUCIA DA SEGUIRE Il Carlo Felice punta sul repertorio e propone “Lucia di Lammermoor”, titolo fra i più rappresentati sul palcoscenico genovese, con un cast giovane e promettente nell’allestimento di Gilbert Deflo con scene di William Orlandi per i teatri di Ancona e Palermo. Sfogliando il programma di sala colpiscono i nomi delle primedonne che hanno interpretato nel passato il titolo a Genova (Callas, Sutherland, Scotto) e ci si augura che il Carlo Felice, superato il momento critico, possa continuare a essere anche in futuro un importante riferimento per la scena lirica internazionale. La produzione sobria, giocata con eleganza sul contrasto bianco e nero, privilegia un’ambientazione in interni e sembra sottacere quella Scozia “letteraria” dove la natura, fatta di brughiere sferzate dal vento, eriche e foreste, paesaggio dell’anima e della solitudine, riveste un ruolo di primo piano e in qualche modo pervade le sonorità della scrittura musicale donizettiana. Regista e scenografo ambientano la vicenda, spostandone la datazione dalla fine del XVI secolo all’ottocento coevo del compositore, all’interno di un cupo castello dall’architettura neo-gotica, riecheggiando l’atmosfera del romanzo di Walter Scott “The bride of Lammermoor” cui è ispirato il melodramma. Scarni elementi di arredo, strette finestre ogivali e pareti grigio antracite diversamente ritagliate da arcate neogotiche definiscono una scena cupa e notturna segnata dall’impossibilità e dalla tragica predestinazione. L’ambiente è solo parzialmente rischiarato dalla luce mista a bruma che filtra dalle finestre o dall’immenso lampadario che cala dall’alto nella scena della pazzia e, nel buio, particolare risalto acquista il candore opalescente e spettrale di Lucia, una bambola di porcellana in abiti sfarzosi dalla pelle diafana e lunghi capelli biondi lisci come seta. Visivamente riuscita la scena finale, dove una bassa volta disegna l’architettura della cripta dei Ravenswood e inquadra un paesaggio innevato con un castello in lontananza avvolto nella bruma mentre cade la neve. Anche il movimento scenico ha lo stesso rigore della messinscena e vede gesti misurati e austeri che contribuiscono a esaltare la geometria del canto ed il coro pressoché immobile sulla parete di fondo, impossibilitato a interagire con i protagonisti, riafferma come un coro da tragedia greca l’ineluttabilità luttuosa che avvolge tutti i personaggi. A partire dalla Lucia di Jessica Pratt, la compagnia di canto riserva gradite sorprese. La giovane cantante australiana dalla voce cristallina domina il ruolo per il controllo di fiati e agilità ed entusiasma il pubblico con acuti e sovracuti sfolgoranti. Inizialmente cauta, ha acquisito nel corso dello spettacolo maggiore pregnanza scenica, trionfando nella scena della pazzia anche sul piano drammatico per la capacità di alternare scatti di stupore per il crimine commesso a trasporto elegiaco nel rispetto di una vocalità assoluta che sublima il personaggio in un canto di soave purezza. Ottimo anche Stefano Secco per la voce nitida, il fraseggio curato e l’intelligenza interpretativa; il suo Edgardo, già apprezzato a Firenze, restituisce oltre che lo slancio dell’innamorato “romantico” l’amarezza del vinto. Giorgio Caoduro è un Enrico autorevole e protervo per il declamato scolpito e varietà d’accento; la voce non è particolarmente voluminosa, ma morbida e di bel timbro. Roberto Tagliavini è un Raimondo dalla voce corposa. Apprezzabile per correttezza stilistica l’Arturo di Enzo Peroni, discreta l’Alisa di Ornella Vecchiarelli, meno a fuoco il Normanno di Francesco Piccoli. Daniel Oren offre una direzione energica e trascinante, ma mai fragorosa, attenta a restituire il dramma romantico e i suoi colori nel rispetto delle ragioni del canto. La direzione dal marcato passo teatrale ha dato però meno risalto ai momenti di indugio lirico. I fischi dalla galleria rivolti al direttore sono da ricondurre ai “tagli” effettuati sulla partitura piuttosto che alla qualità dell’esecuzione orchestrale, peraltro pregevole e precisa. Buona la prova del coro diretto da Ciro Visco. Il pubblico genovese caloroso e partecipe ha applaudito con autentico entusiasmo consacrando il trionfo di una Lucia-Jessica Pratt da seguire. Ilaria Bellini
Visto il
al Carlo Felice di Genova (GE)