Una ventata di leggerezza e di colori primaverili caratterizzano questa Luisa Miller che ha aperto la stagione lirica 2014 del teatro Alighieri di Ravenna, una produzione del teatro Municipale di Piacenza in collaborazione con i teatri di Ravenna e Ferrara, frutto del lavoro e della passione di Leo Nucci, il grande baritono verdiano, che, forte della sua luminosa carriera, ha creato il corso di alto perfezionamento di canto nel repertorio verdiano, da cui sono stati scelti i cantanti di questo allestimento partito da Busseto.
Lo spettacolo rappresenta anche il debutto alla regia dello stesso Leo Nucci che, assistito da Salvo Piro, ha cercato di “realizzare la partitura nella quale tutto è strettamente legato alla musica, a cominciare dal testo del libretto, per non parlare dei gesti, dei movimenti dei solisti e del Coro o di quant’altro concorre all’azione”. Per Nucci, infatti, allestire un'opera non vuol dire “stravolgere il dettato del Compositore né di trovare qualche soluzione stravagante applicando alla partiture complicazioni intellettualistiche. Si tratta di rappresentare il dramma curando con attenzione la coerenza di ogni gesto, coordinando i gesti stessi con il canto, dando pieno risalto alla drammaturgia musicale”. Nucci ha perfettamente realizzato questa sua idea, creando una Luisa Miller solare, con scene semplici di Rinaldo Rinaldi e Maria Grazia Cervetti, costituite da pannelli scorrevoli, dipinti a mano, che ricordano i grandi maestri del passato (Van Gogh, Caravaggio e altri), belle tele poste su vari piani, talvolta sovrapposti per creare le opportune prospettive, che si spostavano a seconda dell'azione, rendendo con pienamente l’idea della campagna, della luminosa casa di Miller e, all’opposto, del palazzo del Conte di Walter, buio e freddo. I costumi di Alberto Spiazzi e il disegno luci di Claudio Schmid hanno contribuito a rendere espressivamente valida e accattivante la messa in scena. Un allestimento semplice, poco pretenzioso se vogliamo, ma di gusto e totalmente efficace, dove nella semplicità vi era tutto ciò che Verdi avrebbe richiesto per Luisa Miller e anche la scelta di ambientare l'azione nell'Ottocento non ha mutato né travisato la sostanza del dramma.
Abbastanza valido il giovane cast, che proviene, come detto, dal corso d’alto perfezionamento di canto nel repertorio verdiano. Tutti ben preparati, principalmente sull’uso della parola, del fraseggio e dell’accento, ma in molti di loro si sentono ancora i segni di una voce acerba e non in grado di affrontare uno scoglio verdiano. Frizzante, giovanile e incantevole la Luisa Miller di Giulia Della Peruta, pienamente nella parte, dalla bella voce, sicura negli acuti, brava nelle agilità. Imponente e drammatico il Miller di Mansoo Kim: il baritono coreano possiede un timbro maturo, morbido e pieno con eccellenti sfumature scure; ottima tecnica che gli consente di affrontare la partitura con estrema sicurezza, da sottolineare la perfetta dizione; è riuscito a rendere un ottimo Miller, di grande pathos Sacra la scelta è d’un consorte, giustamente a lungo applaudita. Vincenzo Costanzo ha dato vita ad un Rodolfo giovanile e abbastanza credibile, dimostrando di essere nella parte e di saper dosare il canto, ma la voce è ancora acerba e tende a opacizzarsi dopo il passaggio all’acuto. Il giovanissimo Cristian Saitta ha dato voce ad un buon Wurm: bella voce baritonale importante e dal buon volume ma come per il precedente, deve ancora perfezionarsi nell’emissione e nella recitazione. Gianluca Lentini è un Conte di Walter completamente anonimo; la voce non riesce a definire il ruolo affrontato, mancando di volume. Tamta Tarieli affronta il ruolo di Federica con disinvoltura; la voce è molto piena, facile all’acuto e molto portata per le note gravi; tende facilmente a perdere però la morbidezza. Brava e spigliata Angela Angheleddu in Laura.
Eccellente la prova del maestro Renato Renzetti, alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, che è riuscito a tenere unita e compatta un’orchestra giovanile ma consolidata, con tempi sostenuti ma mai esagerati, riuscendo a districarsi nei meandri psicologici dei personaggi, traendo fuori ogni componente recondita e ottenendo una buona simbiosi con il palcoscenico. Buona la prova del Coro del teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati.
Un’operazione riuscita, in cui il pubblico ravennate ha potuto gustare una produzione brillante e piacevole. Il pubblico che riempiva il teatro Alighieri, anche se un po’ freddino, ha apprezzato l’allestimento e tributato successo alla Della Peruta e a Kim.