Bravissimo Bebo Storti, straordinario il regista. Uno spettacolo che sveglia, risveglia, colpisce e ferisce.
“Fa strano” vedere Bebo Storti in giubba miliziana fascista. Di certo, ce lo ricordavamo meglio nei panni ridanciani del Conte Uguccione o in quelli di Alfio, l’ossimorico negro-bergamasco e leghista. In Mai Morti Bebo è un nostalgico ex ardito, stizzito dal forzato riposo dal manganello che tanto amava nei gloriosi tempi che furono.
Vecchio d’età ma non di ricordi. E proprio grazie ai ricordi, risorge. Pensa, parla, sproloquia, mitraglia. Sventagliate furiose di episodi da incensare per quelli come lui, reduci dell’indimenticata Decima Mas. Da rimuovere, cancellare, vomitare per coloro che subirono. Ma lui, tronfio e orgoglioso, li enumera tutti, con precisione scientifica: schiacciamento di capezzoli e di testicoli, ferri arroventati, morsi di cani, stupri tali da condurre a isterectomie. Più bombe, gas, stragi impunite e omicidi depistati.
Nelle sue lucide farneticazioni, intona gongolante brani del Ventennio, spara colpi di pistola e, lentamente, si riveste, fino ad apparire ancora quasi un vero e giovane miliziano. “La guerra è lo stato naturale dell’uomo maschio…verde, nera, bianca, non è il colore della camicia, quello che conta è intendersi bene sugli intenti finali”, dice il nuovo Gim dagli occhi verdi.
Intanto su un maxischermo, scorrono immagini di repertorio: 60, 40, 5 anni fa, fino al G8 di Genova. La violenza non è solo in bianco e nero. E intanto riecheggiano le parole del protagonista, il mai morto e il mai pentito. Pagine di guerra e di storia vergognosamente vere, per di più pagine italiane. Tutto basato su documenti, dice il regista, Renato Sarti che è stato magistrale nel condensarle in 80 minuti. 80 minuti che trasudano violenza e odio. Variabili però, che purtroppo non si accumulano solo a “destra”. Lo stesso simbolo della pace universale e della democrazia, Che Guevara, nel suo testamento scrisse: "Amo l'odio, bisogna creare l'odio e l'intolleranza tra gli uomini, perchè questo rende gli uomini freddi, selettivi e li trasforma in una perfetta macchina per uccidere".
Bravissimo Storti, straordinario il regista. Uno spettacolo che sveglia, risveglia, colpisce e ferisce.