Le atmosfere londinesi del Covent Garden dove nei primi anni Sessanta il coreografo Frederick Ashton creò sulle note di Liszt il balletto “Marguerite and Armand”, basata sulla nota storia della Traviata o Dama delle Camelie ( storia si una signora “traviata” d’alto bordo e dei suoi amanti tra cui Armand), interpretata da una raggiante Margot Fonteyn e dall’allora più che mai prorompente Rudolf Nureyev, sono state ricreate sul palcoscenico della Scala di Milano in occasione delle recite andate in scena dal 2 al 23 maggio.
Diversi Armand e diverse Marguerite, nelle prime serate interpretate da un impeccabile e solare Roberto Bolle e da una Svetlana Zakharova sempre più in forma (anche dopo la gravidanza) e sempre più perfetta , danzatrice dalle linee classiche ma adattissima anche per interpretare ruoli e coreografie più moderne, fino ad arrivare alle ultime serate con il più ombroso e drammatico Massimo Murru ed una viscerale e nel contempo elegante Emanuela Montanari.
Entrambe le coppie non hanno di certo fatto rimpiangere il memorabile duo formato da Nureyev e Fonteyn e hanno retto il confronto, rinnovando ed attualizzando l’interpretazione della mitica coppia alla quale non hanno voluto assomigliare, proprio per le loro diverse sensibilità artistiche. Del resto lo stesso Massimo Murru aveva già interpretato questo ruolo alla Scala nel 2004 insieme a Silvye Guillem, con la quale danzerà prossimamente alla Biennal Danza di Venezia e poi in Cina.
Di tutt’alto impatto scenico ed emotivo è stata la seconda coreografia presentata alla Scala “Concerto Dsch” (Dsch è la è la sigla di Dimitrij Sostakovic, il compositore che può essere considerato la coscienza della Russia ) realizzata dalla nuova promessa della coreografia Alexey Ratmansky, erede non solo della tradizione della scuola di danza classica russa, ma anche di quella moderna. Una ventata di freschezza e novità che fa pensare ad un “nuovo corso” della danza sovietica.
“Quando ho messo in scena questo balletto – ha detto a questo proposito lo stesso Ratmansky – stavo anche montando anche Fiamme di Parigi e volevamo ricostruire quetso pezzo rifacnedoci anche ad un film degli anni Cinquanta. A proposito del concerto di Sostakovic ho pensato che le frasi coroegrafiche sarebbero dovute essere nella musica, come un guanto sulla mano”.
Teatro alla Scala dal 3 al 23 maggio