Prosa
MESSICO E NUVOLE

Nell’ambito della libera sper…

Nell’ambito della libera sper…
Nell’ambito della libera sperimentazione promossa e divulgata da LET (Liberi Esperimenti Teatrali appunto) si colloca la personale lettura che Caterina Casini propone del “suo” Messico. Accompagnata dalla chitarra di Sonia Maurer, l’interprete accoglie il suo pubblico in una scena nuda che più che uno spazio e un’identità definite richiama alla cultura e alla gente messicana attraverso pochi, sparsi simboli: un’amaca sospesa, una coppiera di frutta, una stuoia, foulard colorati. Non vi è una storia narrata, ma tanti, brevi stralci di vite, poesie, pensieri appartenenti e appartenuti a poeti, scrittori, gente comune che in qualche momento della loro vita sono venute in contatto con il mondo e l’ideologia del Messico. “Messico e nuvole”: realismo magico, malinconia e rassegnazione, ma anche fantasia, inventiva e coraggio. Caterina Casini, con una declamazione sobria, che alterna passaggi di racconto a momenti di vita vera, dove si può anche concepire di perdersi dentro un paese fantasma o nella breve e coraggiosa esistenza di Frida Kalho, introduce al mondo magico e terribilmente arido della terra e della gente messicana. La sua non è una vera prova d’attrice quanto piuttosto un mettersi a servizio dei suoni e delle parole del Messico; sua ottima partner è la chitarra e le sue note, magistralmente eseguite dalla Maurer, sulla quale si sofferma l’orecchio più ancora che sui versi di una poesia o sui racconti surreali della terra del sud. È una performance che, accanto a buoni momenti carichi di lirismo e nostalgia – la storia di Pedro Panamo o la bella interpretazione della prostituta in cerca di vendetta – pecca forse di una direzione precisa e di un’unità centrale di narrazione e di regia intorno alla quale focalizzare spunti e suggerimenti precisi che le letture delle poesie di Marquez e di Neruda o del diario di Frida Kalho suggerirebbero. Rimane la sensazione di aver avuto la possibilità di fare un viaggio in Messico, ma che si abbia potuto avere solo una visione rapida del paese, come dall’alto di un elicottero, cogliendo fugaci movimenti di colori e di vecchie canzoni, senza poterlo invece percorrere a piedi, entrando una via e una piazza dopo l’altra nell’anima dell’uomo di strada e della sua cultura. Roma, 21 febbraio 2009 Teatro Cometa Off
Visto il
al Cometa Off di Roma (RM)