Prosa
MI PIACI PERCHé SEI COSì

Uomini e donne: irrimediabilmente diversi?

Uomini e donne: irrimediabilmente diversi?

Tutto comincia con l’incontro da un terapeuta di coppia. Certo, non la premessa migliore, apparentemente, per sperare in una storia d’amore felice. Riportando alla memoria ricordi che vanno dal primo romantico incontro in una francesissima “metropolitain” di Parigi, si passa per l’impacciata e tenera proposta di matrimonio sotto le stelle, fino a giungere alle classiche discussioni nelle quali i due si accusano, senza sforzarsi di comprendersi. In tanti banali episodi legati alla quotidianità, emergono, così, le differenze sempre più evidenti, non tanto di carattere tra i due quanto tra un lui–maschio ed una lei-femmina. Immedesimarsi nell’altro ed accettarlo per quello che è oppure lasciarsi – è ciò che propone l’invisibile terapista. E la soluzione giusta dipende dalle situazioni…

L’autore riconferma in questo spettacolo la sua capacità nel trattare in maniera originale argomenti già sperimentati a teatro, introducendo sempre un elemento sorprendente o fantascientifico che proponga ai protagonisti e agli spettatori un punto di vista “esterno”: ribaltando “magicamente” la situazione, si hanno risvolti comici e al contempo si legge una riflessione tra le righe che rivela un forte spirito di osservazione nei confronti della razza umana e dei sentimenti che la contraddistingue nonché l’abilità nel parodiarla spassosamente.
Di grande effetto sono alcune trovate esilaranti: Vanessa Incontrada (Monica) dimostra maestria  abbandonando la propria femminilità per imitare posture, gestualità e atteggiamenti maschili e Gabriele Pignotta (Marco) risulta buffissimo con le sue crisi isteriche e di pianto, tipicamente femminili. Fabio Avaro (Stefano) e Siddhartha Prestinari (Francesca) sono fantastici nel ruolo di spaventati spettatori delle bizzarre conseguenze di questo scambio di parti tra i loro amici e a loro volta negli inaspettati exploit di passione che hanno.

La forza di questo spettacolo è duplice. Perché, se da un lato cattura quel pubblico di giovani ancora in grado di credere nel “grande amore che supera tutto” e, di conseguenza, di ridere dei protagonisti, che forse troveranno esasperati nei loro comportamenti stereotipati, pensando “Poverini! A me non succederà! Il mio lui/la mia lei è diverso/a!”, dall’altro funziona pure su quelle coppie di spettatori conviventi/sposate che, sfortunatamente, hanno già vissuto la disillusione dell’innamoramento e superato la fantasia che li aveva portati a proiettare tutte le proprie necessità di compensazione sull’altro, le quali, di fronte alla rappresentazione dei comportamenti tipici che differenziano e dividono uomini e donne, commenteranno con ironica amarezza: “Accidenti, è tutto vero!”…
Al di là della considerazione su “come sarebbe bello se fossimo sempre in grado di metterci nei panni del prossimo”, però, quello che davvero sembra fare la differenza (sorprendentemente semplice!) è proprio l’amore. Se le premesse dello spettacolo non sembrano le migliori, come dicevamo all’inizio, ciò che distingue la coppia Monica/Marco dalla coppia Stefano/Francesca è proprio che i primi, fin da principio, non vogliono considerare l’idea di lasciarsi mentre gli altri fingono di stare bene ma non si sopportano e non si amano più da tempo e resistono insieme solo per non rinunciare – e non togliersi reciprocamente – un falso senso di stabilità e sicurezza.

Visto il 10-02-2015