La prima osservazione da fare dopo lo spettacolo, riguarda il pubblico: dopo due ore di esperimenti psicologici a varia denominazione, osservare l'entusiasmo che va oltre gli applausi rivela che siamo di fronte a qualcosa di più profondo di un semplice piacere per aver assistito alla bravura ed alla simpatia di un professionista della comunicazione e dell'illusione. Qui siamo in presenza di un vero transfert, e pensare al motivo di questo legame è forse la chiave per tirare il filo, e vedere l'altro capo dove porta.
Il punto di partenza è chiaro, e viene fornito dallo stesso Tesei in apertura, quando ripete la citazione dello psichiatra-ipnoterapeuta Milton Erickson ("Ognuno di noi è molto più di ciò che pensa di essere, e sa molto più di ciò che pensa di sapere"), e così il primo mattoncino viene assicurato, e suona più o meno così: io ti dico che ognuno ha dentro molto più di quello che pensa, che tutto ciò che mi vedrai fare non è che una potenzialità teoricamente in mano a tutti, e che se sviluppata nel giusto modo può far diventare così anche te.
E così parte, leggendo segmenti ritenuti inaccessibili delle menti di coloro che vi si sottopongono, intuendo da linguaggi non verbali verità e bugie (Paul Ekman docet), concatenando logiche sottese ai comportamenti, e così via.
Un altro mattoncino lo ha posto la storia degli ultimi decenni, impiegati da molti a seguire, o ad inseguire scienze e/o presunte tali, dalla Pnl alla prossemica, dai filoni motivazionisti alla cinesica: fra libri, dispense e telefilm di successo (The Mentalist e Lie to me su tutti), oltre alle stesse sue trasmissioni televisive, un target insomma è stato già creato, e sono molti coloro che hanno nei confronti dell'argomento, ormai, un alto livello di aspettative: tutti costoro alimentano il legame con Tesei perché finalmente vedono coi loro occhi ciò che vaga solo idealmente negli spazi della letteratura e dei corsi che a volte tentano di fare, come per verificare che è vero, che tutto ciò esiste, nonostante essi non abbiano potuto/saputo arrivarci.
Altro fattore, di sicuro è la sua sembianza: scienza e non illusione (e tuttavia nemmeno disvelazione, poiché tranne alcune spiegazioni alquanto essenziali, il tutto rimane sempre avvolto nel fumo dell'incomprensione che ti deve lasciare ammirato e vagamente incredulo -ed in questo senso il finale enfatizza ed appesantisce anche troppo il concetto-, allo stesso modo di come avviene per l'illusionismo dove si pensa ad un trucco), ed un apparire elegante-giovane-propositivo (con un tocco di Magritte nella scarna scenografia) che alimenta l'idea di qualcosa di concreto ma non afferrabile: lo studio della comunicazione piuttosto che la magia, si, ma egualmente inintelligibile.
Aggiungiamo il mattoncino della non comune capacità di indirizzare gli stress attraverso stratagemmi che influiscono sugli strumenti cognitivi razionali dello spettatore, soprattutto quando si aggiungono gli input derivanti dal palcoscenico (le luci, l'essere al centro dell’attenzione, la novità, l'essere osservati da centinaia di persone): il tono della voce, le parole ed il ritmo, così come i gesti, predispongono i soggetti ad una specie di rifugio non sempre giustamente tradotto come “trance”, dentro al quale gli effetti mentali che produce rispondono ancora più fedelmente.
A questo si aggiunge la sua grande esperienza nella gestione dell’ambiente, condita da battute molto efficaci e sempre nei momenti giusti, probabilmente un’altra traccia della sua nascita come illusionista.
In un campo di cui egli riconosce come pioniere Derren Brown, e come possibili espansioni filosofiche il pensiero di autori come Karl Popper, Erwin Schrodinger e Ludwig Wittgenstein, Francesco Tesei semplifica l'intero argomento e fa un patto chiaro con il suo pubblico: nessun potere speciale se non quello di saper approfondire ciò che tutti potrebbero conoscere (in questo senso vanno anche le sue “scommesse” messe nero su bianco, che da antiche promesse magiche si trasformano in mere “dichiarazioni di intenti”, puntualmente rispettate), e tecniche di suggestione e di lettura del linguaggio del corpo trasformati in codice di intrattenimento che infine, sommato agli altri mattoncini, spiega il transfert da cui siamo partiti, l'immedesimazione ed il pensiero che tutto ciò appartiene un po' anche a sé stessi; e questo avviene, per la maggior parte del suo pubblico “disarmato”, attraverso la decisiva ed intima sensazione di aver provato un'emozione oggi alquanto rara, come quella della sorpresa.