Prosa
MISURA PER MISURA

A corpo ed a misura

A corpo ed a misura

Tra le meno conosciute eppure tra le più piene di elementi di intreccio e di problematiche, Misura per Misura di Shakespeare arriva al Mercadante con Eros Pagni nella veste dell'immaginario Duca di Vienna, ed offre in un tempo relativamente concentrato la sua lunga alternanza di temi che hanno il pregio maggiore nel disporre dei personaggi a piacimento della vita, nel senso che molti di loro vengono messi in una luce diversa secondo le situazioni, rendendo una vivissima interpretazione dell'animo umano di fronte alle scelte ed ai dubbi.

Lussuria e fedeltà, etica e politica, giustizia ed opportunismo, sono solo alcuni dei motivi di riflessione in questa che viene spesso inventariata come problem play, ovvero come campo di prova sia per la commedia che per la tragedia, in una storia che vede il Duca Vincenzo lasciare temporaneamente il potere al suo fedele Angelo, dalla reputazione di assoluta giustizia e castità.

Naturalmente Angelo ben presto, assiso sullo scranno del Potere, si rivela nei due eccessi di rigorosità perfino eccessiva, e di lussuria indulgente al crimine, non sapendo che in realtà il Duca non avrebbe abbandonato il suo territorio, essendovi rimasto sotto le mentite spoglie di un frate, proprio per controllare la sua natura ipocrita. Gli intrighi si sprecano, si autoalimentano e si accavallano, così come i lati oscuri che fanno saltare di volta in volta l'attenzione sul "colpevole" fra più di un personaggio.

Data la natura stessa del testo, cui Marco Sciaccaluga si attiene con fedeltà, si risente di una certa differenza fra un avvio alquanto pesante ed un prosieguo assai più coinvolgente, poichè la lente di Shakespeare si sofferma in avvio in maniera alquanto eccessiva sulla morale e sull'osservazione dei caratteri, con monologhi e stasi (sottolineati peraltro da Tom Waits) per una commedia nera come quella che voleva essere, mentre nello svoglimento degli eventi, via via tutto si intreccia con battute e movimenti molto più rapidi e dai passi e tempi veloci, cambi di scena con soluzioni efficaci nei quali anche gli attori sembrano essere più a loro agio, creando un insieme di scena compatto e convincente.

A tutto questo giova anche una scenografia indovinata ed un'ambientazione che a volte sconfina nel modernariato (il Duca comunica i suoi desiderata via telefono, si alternano giacche e cravatte di adulti contro dark e punk di giovani) e che si appoggia ad una struttura semovente che si trasforma di continuo, nella quale i personaggi si inseguono ad occupare gli spazi di volta in volta, fino a costruire quasi l'immagine della Narren Schiff (La nave dei folli) di Sebastian Brant, proprio quella che ispirò poi Jheronimus Bosch.

"Non giudicate, per non essere giudicati;  perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati": è senz'altro questa, l'ispirazione che ha generato il discorso centrale del Duca, e proviene direttamente dal Vangelo secondo Matteo. Uno spunto particolarmenteadatto a non centrare appunto la colpa su uno solo dei suoi personaggi, perchè se da un lato minaccia la punizione, dall'altro si riferisce allo stesso esaminatore e pertanto minaccia di non giudicare...

Visto il 16-11-2011
al Mercadante di Napoli (NA)