Warning: lo spettacolo non è adatto ai deboli di cuore, agli animi eccessivamente bigotti, ai minori di tot anni, ai lussuriosi e ai guardoni. Non ci andate con alcuna aspettativa e non rimarrete delusi.
Perché il percorso che Irene Serini ha deciso di compiere per analizzare la vita di Moana Pozzi è strano, contorto, a tratti difficile da capire.
“Moana significa il punto dove il mare è più profondo” esordisce l’androgina attrice sul palco. E l’elenco delle similitudini tra la pornostar che ha cambiato il senso del pudore degli italiani e l’attrice finiscono qua. Si parte dunque per un viaggio lungo gli anni di vita di Moana, pochi ma intensissimi. L’elenco dei film interpretati, la lista degli amanti famosi, il figlio non riconosciuto.
Intanto sulla parete di mattoni della Cavallerizza del teatro Lizza vengono proiettate le frasi esemplificative della filosofia dell’attrice porno e nell'aria risuonano le note più conosciute della musica classica.
Sul palco, affiancata da una sedia e ricoperta da quello che nelle guide di viaggi viene definito “effetto cipolla”, Irene muta in Moana. O forse la ricorda e basta, sostenuta dai quattro personaggi che interpreta. E’ la drammaturgia in movimento, o almeno così è definita, che offre molti spunti e riserva anche qualche mal di pancia. Perché in fondo alcuni colpi bassi e volgarità potrebbero essere evitati.
La regia di Marcela Serli è essenziale, senza sbavature. L’ultima parte della piece, proprio gli ultimi due minuti, sono tralasciabili. Tutto il resto è vita. Vera.
10 marzo, teatro Litta Milano
Visto il
al
Ringhiera
di Milano
(MI)