La recita di Versailles è una rivisitazione divertente, pungente e dalla forte carica attualizzante di Molière e del suo teatro, un pretesto per tirare in ballo elementi interessanti e per aprire riflessioni spietate su argomenti di facile e piacevole identificazione.
In scena Paolo Rossi è alle prese con il suo “alter ego” Jean Baptiste Paolo Rossi, l’attore-personaggio, o forse l’attore-persona: Paolo Rossi e Molière sono più simili di quanto possa sembrare. Infatti l’attore dichiara: “Voglio recitare nella vita e essere vivo sul palco”.
Satira politica, attacchi sferrati alle istituzioni ecclesiastiche, avvincenti intrighi amorosi del capocomico francese che deve dividersi tra la relazione con l’attrice Madeleine Béjart (interpretata da Lucia Vasini, ex moglie di Paolo Rossi) e quella con Armande Béjart, prima sua figlia e poi sua seconda sposa. Una mappatura di riferimenti è segnata da un tempo del racconto che slitta continuamente dal passato al presente e dal presente al passato, intervallato da intermezzi musicali con le canzoni di Gianmaria Testa e le musiche eseguite dal vivo dai Virtuosi del Carso. La troupe di Molière ha a disposizione soltanto due ore per mettere in scena una commedia commissionata dal re Luigi XIV. La sfida è quella di improvvisare senza avere a disposizione il testo, partendo da personaggi ben delineati.
Da questo momento in poi si entra nel vivo dello spettacolo: La recita di Versailles diventa teatro nel teatro, viaggio nella vita e opere del commediografo francese, riflessione sul teatro. La lente d’ingrandimento è posta sui ruoli all’interno di una compagnia teatrale: l’attore, il suggeritore, il capocomico. Non mancano note polemiche e divertenti sulla drammaturgia novecentesca, sui vuoti di memoria dell’attore e sulle sue performance fallimentari. Anche il potere seduttivo del fare teatro si configura come ingrediente essenziale: a teatro è possibile pensare, criticare, divertirsi, ma soprattutto sognare. Lo spettacolo sviluppa la satira di Molière stesso. La persona di Jean Baptiste Poquelin è l’identità frammentata dei protagonisti delle sue opere: Molière è l’Avaro, il Cornuto, il Don Giovanni.
La nuova messa in scena voluta dal re prenderà spunto da commedie già scritte da Molière come Il Tartufo e Il malato immaginario. La sfida per il capocomico e gli attori sarà quella di riadattarle per l’occasione. Nel Tartufo “riadattato” da Jean Baptiste Paolo Rossi lo spettatore sarà catapultato in un Vaticano alternativo, dove un papa rivoluzionario vestito da Che Guevara avrà il ruolo di un atipico supervisor di suore e preti in grado di chiudere un occhio davanti a qualsiasi scandalo, il tutto accompagnato da una pungente canzone politica dal sapore pop-rock. Nel Malato immaginario “riadattato”, un rave party per malati psichiatrici all’interno di un manicomio si trasformerà in un “incubo per attori”, dove luci impazzite schizzeranno su una scena buia.
Lo spettacolo si chiude in un percorso circolare, riprendendo il discorso su attore, personaggio e persona affrontato all’inizio. Molière morì in seguito a un attacco di tubercolosi mentre recitava durante una messa in scena del Malato immaginario nel 1673. Jean Baptiste Paolo Rossi simulerà la morte in scena e la commedia si trasformerà in tragedia e sarà il dramma del personaggio. Molière-personaggio è morto sul palco, ma è vivo nelle sue opere. Paolo Rossi dichiara rivolgendosi al pubblico: “Una cosa è certa: non sarò mai Molière che recita Paolo Rossi”.
La recita di Versailles è un surreale e seducente spettacolo, un iter suggestivo nella storia del Seicento teatrale, nel discorso sull’essere e sembrare, nella verità della finzione a teatro e nella vita reale. Di sicuro uno spettacolo per chi non subisce il fascino della verità dell’illusione, ma quello della verità più autentica, e ne fa uno stile di vita, capovolgendo l’idea di ruoli imposti dalla società.