Prosa
MOLTO RUMORE PER NULLA

Il rumore dell'amore e dei suoi malintesi

Molto rumore per nulla
Molto rumore per nulla © Luigi De Palma

Silvio Peroni dirige uno dei testi più conosciuti e rappresentati di William Shakespeare, Molto rumore per nulla, una commedia degli equivoci, disseminata di inganni che aleggiano sulle schermaglie amorose tra giovani donne e brillanti soldati, di ritorno nella città di Messina al termine di una vittoriosa campagna militare.

Considerata a lungo una romantica satira sull’amore e sui suoi malintesi, per la struttura ricca di elementi farseschi e giocosi, l'opera si può considerare a pieno titolo una tragicommedia, nella quale convivono l’elemento comico e quello tragico, rappresentato dalla finta morte della bella Ero (Marta Cortellazzo  Wiel) e dal complotto ordito da Don Juan (Christian Di Filippo), nel tentativo di sviare la storia dal lieto fine cui è destinata.

Un “nulla” che si riempie di significati

Il “nulla” del titolo solo apparentemente risulta privo di significato, anzi, definisce le linee tematiche dell’opera: amori, congiure, tradimenti, duelli, fughe, scambi di persona, una finta morte, insomma tutto il meglio del repertorio shakespeariano.

Il punto di partenza di questo adattamento è proprio il "nulla", inteso come assenza di significato, “verbalizzata” attraverso un percorso che coinvolge tutte le componenti dello spettacolo: la scenografia aperta e “floreale”, in perfetta sintonia con il disegno luci (un suggestivo gioco di trasparenze, “disturbato”, da oscurità applicate con metodo); i costumi che sembrano contestualizzare soprattutto la componente maschile del cast in una Sicilia appena visitata dallo sbarco degli Alleati; oppure la scelta di affidare a Maria Lombardo, i momenti musicali dal vivo, che fanno da contrappunto al racconto proponendo spesso il refrain della canzone Sigh No more (cantata dal personaggio di Baldassarre nel testo shakespeariano), declinato con sonorità tra il metal e l’elettronica pura.

Dalla parola ai personaggi

Shakespeare coinvolge i suoi personaggi in un percorso di crescita e cambiamento personale che costituisce il pieno significato della parola. Ma, diversamente da quanto sostiene Silvio Peroni nelle note di regia, in questo allestimento attori e personaggi non “rimangono spesso intrappolati dalle parole”, ma sembrano affidarsi, con esiti soddisfacenti, ad atteggiamenti e a un modo di stare sulla scena, per rendere identificabile i propri personaggi agli occhi del pubblico.

In questa tragicommedia corale, Sara Putignano e Jacopo Venturiero (nei panni di una sagace Beatrice e di un Benedetto impenitente e un po’ sopra le righe) sono gli indiscussi padroni della scena. Vittorio Camarota (Dogberry) è talmente spassoso da sembrare uscito da un film con protagonista Cetto Laqualunque. Convincente la romantica e ingenua passionalità di Marcello Spinetta nel ruolo di Claudio; e Lorenzo Bartoli si fa generosamente travolgere dai sentimenti contrastanti che dilaniano le incertezze di un padre (Leonato) che stravede per la figlia.

La regia di Peroni sembra sacrificare in parte ritmo e mordente del testo originale, ma il lavoro di caratterizzazione dei personaggi risulta l’evidente elemento che scatena “molto rumore”.

Visto il 06-07-2021
al Carignano di Torino (TO)