Mumble mumble… ovvero confessioni di un orfano d’arte è uno spettacolo che Emanuele Salce si veste addosso. È il racconto - che lo stesso Salce definisce “narrazione impudica di due funerali…e mezzo” -, in tre tempi, di avvenimenti della sua vita privata, ovvero i funerali dei suoi “due padri” e, metaforicamente, il suo.
Emanuele Salce è figlio d’arte all’ennesima potenza: figlio naturale di Luciano Salce e 'figlio acquisito' di Vittorio Gassman. Emanuele cerca da giovane di fuggire al suo destino attraverso tre tentativi di laurea e un lavoro da assicuratore, ma la vita, per quanto imprevedibile, gli mette sul piatto elementi distintivi difficili da non considerare.
L’elemento distintivo di Emanuele è la voce, un “vocione importante”, che da ragazzo non sapeva portare e che gli ha anche valso il soprannome “mumble mumble”.
Si parte dalla voce, dunque, che diventa filo conduttore dell’intero spettacolo: la sua voce e le voci dei padri Luciano e Vittorio, riprodotte grazie ad una registrazione originale di messaggi lasciati in segreteria, si ritrovano tutte e tre, per una volta, incredibilmente assieme sulla stessa scena.
È la voce il tramite per la memoria e per i ricordi che scorrono veloci attraverso le parole di Emanuele, assistito in scena da Paolo Giommarelli nel ruolo di amico/regista/psicologo che gli suggerisce la morbidezza, sia nella recitazione che nel pensiero.
Mumble Mumeble è uno spettacolo che parla della morte, sfatando il tabù di una società che ancora non riesce ad accettare fino in fondo questo argomento, ammettendo però che “è difficile raccontare la morte... è più facile morire”. Ma è uno spettacolo che parla soprattutto della vita e di come, a volte, anche le situazioni apparentemente più terribili e disperate possano nascondere dei risvolti assolutamete inaspettati.
Cinico ma estremamente concreto, Emanuele Salce sa ben bilanciare nella drammaturgia tutti quegli elementi che rendono lo spettacolo irresistibile: un pizzico di curiosità morbosa per avvenimenti privati che riguardano lui e la sua famiglia, momenti di estrema profondità e poesia, capacità attoriale, in un racconto brillante e di una comicità, soprattutto nel terzo tempo, a dir poco spiazzante.