Prosa
NATALE IN CASA CUPIELLO

Un intrigante NATALE IN CASA CUPIELLO

Un intrigante NATALE IN CASA CUPIELLO

Opera principe e comunque tra le più note di Eduardo De Filippo (Napoli 1900 – Roma 1984) in scena a Napoli nel 1931 e più volte in televisione che le ha dato fama e conoscenza imperiture, Natale in casa Cupiello conosce oggi un adattamento del tutto singolare, impegnativo e al limite dell’assurdo, una sfida che a conti fatti si rivela un ottimo esercizio di recitazione, un racconto, anzi un assolo - consenziente Luca, figlio di Eduardo - in cui Fausto Russo Alesi interpreta tutta la commedia riducendo i personaggi da quindici a nove.
Impresa faticosa, ma non impossibile nata nell’attore da una particolare lettura del testo, magica partitura musicale di parole di cui questa recitazione solitaria rivela sfumature poetiche e note profonde di un’umanità dolente.
E per goderne appieno non solo è utile ripassare l’opera originale, ma anche sapere che il nostro trasformista verbale interpreta Luca e Concetta Cupiello, i due figli Ninuccia e Tommasino, lo zio Pasqualino, Nicolino marito di Ninuccia, Vittorio amante di Ninuccia, il portiere Don Raffaele e il medico che nell’ultimo atto visita Luca in fin di vita: un pullulare di solitudini che, pur vivendo a stretto contatto, non riescono a dialogare e si esibiscono in dolorosi ed esacerbati monologhi quasi monadi di leibniziana memoria.
Di grande attualità il tema dell’incomunicabilità che ha attraversato dolorosamente il secolo scorso diventando protagonista di tutti gli aspetti della cultura che riguarda l’incontro/scontro generazionale, e potenzia la rete d’incomprensioni, gelosie, ambiguità, trasgressioni che creano un mondo finto in cui la verità non traspare.
Di questa tragica realtà sono colpevoli sia Luca Cupiello che si rifugia in un mondo fantastico di ingenue illusioni di cui il Presepe rappresenta un simbolo, sia il falso perbenismo che impone a ciascuno di interpretare parti che gli sono imposte con omertosa solidarietà senza accettare quello che si è veramente e che stride con ciò che gli altri vogliono da noi.
Un’immortale tragicommedia, significata da una scenografia scarna e asciutta dalla forte valenza metaforica, che al disvelamento della verità si trasforma in dramma.
Uno sforzo di rilievo sottolineato da un pubblico entusiasta e plaudente che incoraggia e invita numerosi altri spettatori a godere di questa eccezionale prova attoriale.

Visto il 13-12-2012