Ripartono dal terzo episodio di quella che può dirsi ormai una vera e propria saga, le mirabolanti avventure dei Posteggiatori Tristi. Dopo essersi salvati dalla tragedia del Titanic, la piccola compagnia si ritrova a fare la "sceneggiata" in un teatro di terz'ordine in un paesino russo circondato dalla tundra.
Caduti in rovina, impossibilitati a contattare lo sponsor Sciarappa per via di un guasto alla Transiberiana, li ritroviamo dietro le quinte del teatro prima di cominciare un'altra rovinosa replica del loro spettacolo e costretti a condividere quel piccolo e freddo spazio con una donna misteriosa di nome Ukulele (Antonella Romano) che pare abbia perso la memoria.
In più qualcosa, o meglio qualcuno, viene a bussare alla porta del destino dei Posteggiatori Tristi: come una ventata di gelida aria siberiana si presenta a chiedere di Karamazov un oscuro personaggio (Rosario Giglio) che non vuole confessare la propria identità. Sullo schema collaudato della classica sceneggiata napoletana, basato sul triangolo formato da isso, l’eroe positivo, essa, la prima donna, e o’ malament, l’antagonista, i Posteggiatori Tristi si cimentano in un esperimento teatrale che si rifà alle atmosfere del cafè chantant e alle compagnie d’avanspettacolo d’inizio secolo. Tra melologhi e pezzi cantati e il gruppo capeggiato dal capocomico Karamazov (Pietro Botte) mette in scena tutto il proprio repertorio di canzoni di giacca, ironizzando, attraverso una recitazione esasperata, sullo spirito originario che diede vita tra gli anni ’20 e ‘40 del novecento a quella splendida espressione di teatro popolare che è la sceneggiata e a certi vezzi spropositati propri degli attori e del pubblico che caratterizzavano quegli spettacoli dell’epoca. Siamo certi che le vicende di Karamazov e del suo gruppo di spiantati attori e musicisti non finirà, non ci resta che attendere dunque il quarto episodio dell’operazione Sciarappa.