Amore, sesso, guerra, violenza, religione, ideologie, droga, alcool. E non solo. “Ossigeno” è la rappresentazione della condizione in cui un’intera generazione, quella dei nati negli anni settanta, è costretta a vivere. Tramite la storia di Andrea e Andrea, brillantemente interpretati da Marco Cavalcoli e Fiorenza Menni, lo spettatore arriva a comprendere il disagio, la confusione, l’ipocrisia e l’isterismo che i giovani del nuovo millennio hanno ereditato.
Un mondo in cui la pazzia si traduce in atti di pura ferocia, in cui protagonista assoluto è un malessere generale al quale faticosamente si riesce a sopravvivere. La riflessione si concentra su argomenti di grande attualità come l’11 settembre e il conflitto iracheno, ma anche su temi sempreverdi come le incomprensioni in amore, il matrimonio, la fede religiosa.
Suddiviso in dieci capitoli, ciascuno ispirato ai Comandamenti biblici, lo spettacolo riesce a catturare l’attenzione del pubblico fin dalle prime battute: “Questa sera ascolterete dieci composizioni da un album nuovo: Ossigeno”. E, in effetti, è la musica a far da padrona. I due protagonisti, due figure in primo piano tagliate dai limiti di un quadro dalla cornice rossa fluorescente, sono deejay che cambiano disco ogniqualvolta cambia l’argomento trattato. Un vero concerto electro-pop. Un susseguirsi di parole, frasi, domande, a volte sussurrate, a volte gridate con tutta la rabbia possibile, ma sempre rigorosamente in rima. E, alle loro spalle, scorrono immagini-chiave, simbolo della lotta tra illusione e realtà.
Andrea e Andrea sono innamorati ma non riescono a trovare un punto d’incontro, un comune denominatore nel modo di condurre la propria vita, nei valori in cui credono, nella visione del presente e del futuro. Sono uomo e donna, ecco il problema: un abisso li separa, fisicamente e psicologicamente.
La nuova produzione di Teatrino Clandestino è la traduzione del testo di un giovane autore russo Ivan Vyrypaev, vincitore del prestigioso premio Golden Mask a Mosca nel 2004.
Di primo impatto “Ossigeno” può sembrare uno spettacolo semplice e immediatamente leggibile; in realtà, per comprenderne davvero il senso e la profondità del testo, occorre una riflessione a posteriori.
Originale e coinvolgente.
Modena, Teatro delle Passioni, 4 febbraio 2007.
Visto il
al
Nuovo
di Napoli
(NA)