Per questo nuovo allestimento dell’Otello shakespeariano, il giovane regista Marco Lorenzi ha previsto due ambientazioni distinte. Venezia, immaginata come il backstage dello spettacolo.
Per questo nuovo allestimento dell’Otello shakespeariano, il giovane regista Marco Lorenzi ha previsto due ambientazioni distinte: la prima è Venezia, immaginata come il backstage dello spettacolo, con gli attori chiamati a raccolta nei camerini, che si preparano alla rappresentazione.
Quando il sipario tagliafuoco si alza, svela la seconda location: Cipro, una maestosa insegna luminosa, che rappresenta un non-luogo nel quale svanisce la distinzione tra realtà concreta e realtà immaginata, costruita dalla forza evocativa della parola. E in questo mondo di apparenze Otello si perde, senza più riuscire a uscirne.
Un eroe del “c’era una volta…”
Otello è un uomo che proviene da un mondo che non esiste più: appartiene a un’altra dimensione e nella realtà dove agisce si sente un estraneo. Il suo mondo è stato sostituito dalla Venezia capitalistica e calcolatrice, dove la parola modifica la realtà. In quest’ottica, si può almeno tentare di comprendere l’azzardo registico di attribuire il ruolo del Moro a un attore francofono, Damien Escudier: tenero eroe d’altri tempi in perfetto stile “c’era una volta…” nel celebre monologo in cui decanta la purezza del suo amore per Desdemona, ma assai meno spontaneo e, anzi, piuttosto caricaturale nell’esprimere tutta la sua rabbia e il suo disprezzo nei confronti della donna amata, quando la gelosia e il sospetto del tradimento offuscano la sua mente.
I rapporti tra i personaggi
L’elemento tragico del testo, nell’adattamento a cura dello stesso regista insieme a Lorenzo De Iacovo, poggia su un gioco di ambiguità molto evidente nel rapporto tra i personaggi: Otello conserva l’animo di un soldato, vittorioso sul campo di battaglia ma outsider nella società; Iago è l’emblema dell’uomo invidioso, capace di manipolare la volontà altrui per indirizzarla al raggiungimento dei suoi scopi (ancora una volta Angelo Tronca incarna con divertente abnegazione i tratti interpretativi di un personaggio viscido e malvagio).
L’amore è l’elemento che dà senso al legame tra Otello e Desdemona, nell’interpretazione devota e rassicurante, ma al tempo stesso consapevole, di Camilla Nigro: la sua purezza infatti proviene più dalla ragione, che non dal cuore. E Barbara Mazzi padroneggia con consueta disinvoltura il disincanto che caratterizza il personaggio di Emilia, conservando per le battute finali il proprio picco di intensità emotiva.
Complice la presenza dell’attore Lucio De Francesco - personificazione della Tragedia, nei panni di una sorta di becchino che smuove la terra con una pala dall’inizio alla fine della rappresentazione – va detto che, nonostante l’età media degli interpreti non supera i 30 anni, lo spettacolo in generale avrebbe potuto godere di ulteriore freschezza, se l’adattamento avesse accentuato un po’ meno i tratti cupi e tragici dei personaggi.