Cosa resta dopo un incendio? Cumuli di macerie, l'odore acre delle cose bruciare, il fumo che tutto avvolge e diventa fitta nebbia dove perdere la bussola, braci ardenti che lentamente e inesorabilmente si spengono. Certi fuochi però continuano a bruciare senza tempo, anche quando se ne perde la memoria; ma il tepore sprigionato riscalda le menti e i cuori di chi è stato in flammis flamma, fiamma tra le fiamme di un incendio che non deve spegnersi, che deve bruciare perpetua.
Sedie, tante sedie accatastate le une sopra le altre, tra loro diverse ma rese simili nella sorte. Otto sedie, altrettante storie da raccontare, affinché la luce della fiamma non sia un semplice punto luminoso nell'oblio di una notte senza fine, ma un faro tra le tenebre più recondite.
Una verità scottante, scomoda come solo una sedia potrebbe esserlo quando la Storia e la Giustizia bussano alla porta dei carnefici, dei vili e degli ignavi per chiedere conto di atrocità perpetrate e volutamente gettate nel rogo di un focolaio sì una volta domestico, ma ora solo lontano come un ricordo antico, come una foto in bianco e nero figlia di altri tempi.
Cos'è Magazzino 18? è uno schiaffo che fa girare la testa, ma dalla parte giusta, un pugno nello stomaco per toglierti il fiato e capire che l'aria che respiri è importante, un calcio negli stinchi per fermarti a riflettere.
Istria, Dalmazia, Venezia Giulia, Fiume, Pola, Umago, Parenzo, Rovigno ma anche foibe, piroscafo "Toscana", Jugoslavia, Tito, genocidio, esodo... nomi cancellati dalla storiografia italiana, nascosti con vergogna però marchiati a fuoco nei cuori degli italiani che furono costretti a lasciare le loro case, la loro terra a causa di un'occupazione illeggittima, di una strage di uomini, donne e bambini avvenuta in "tempo di pace", all'indomani dell'armistizio firmato dall'Italia durante il secondo conflitto mondiale.
Simone Cristicchi interpreta l'italiano medio, tale Persichetti archivista del Ministero degli Interni mandato al "Magazzino 18" nel porto vecchio di Trieste per catalogare le masserizie degli esuli istriani; un uomo borghese così piccolo da pensare che "Giuliano Dalmata" sia una persona, non un popolo, il suo popolo.
Persichetti però è figlio di quell'Italia che per più di sessant'anni ha chiuso gli occhi, serrato la bocca e tappato le orecchie ad una tragedia umanitaria avvenuta dall'altra parte dell'Adriatico. Incarna l'ignoranza di un popolo che non seppe e non volle accogliere i propri fratelli perché convinti che fossero fascisti scappati dal "paradiso comunista" di Tito.
Sarà lo "spirito delle masserizie" che guiderà Persichetti a scoprire la verità, a capire cosa facessero tutti quei mobili, utensili e oggetti della vita di ogni giorno ammassati in un vecchio magazzino. Simone Cristicchi racconta, attraverso una ricostruziuone storica che non risparmia né vinti né vincitori, che prima furono carnefici e dopo anch'essi vittime, l'esodo istriano giuliano-dalmata.
Lo fa attraverso il racconto degli ultimi giorni di vita di otto protagonisti di una storia più grande di loro, come: Domenico, postino per il Regio Esercito Italiano gettato ancora vivo in una foiba; Norma Cossetto, brutalmente seviziata dalle milizie di Tito, oltraggiata nella carne e anch'essa gettata ancora viva in una foiba; Geppino Micheletti, medico chirurgo che perse i due suoi figli nell'attentato dinamitardo di Vergarolla, ma che salvò la vita a decine di persone ferite nell'esplosione operando ininterrottamente per ventiquattro ore; Marinella Filippaz, morta di stenti nel campo profughi di Padriciano; la lettera di una bambina slovena che perse il padre nel campo di concentramento di Arbe.
Simone "Persichetti" Cristicchi interpreta magistralmente un monologo di oltre due ore in cui, attraverso video proiezioni e canzoni crea un racconto nel racconto, una metacomunicazione accurata che catapulta il pubblico in sala nel "Magazzino 18", luogo della rimembranza, santuario dei ricordi.
Cos'è "Magazzino 18"? sono otto sedie protagoniste della storia negeta, otto persone che continuano a vivere attraverso il ricordo di chi non ha mai dimenticato, di chi è stato colpito duramente ed ha pagato un prezzo troppo alto, ma non ha perso l'orgoglio di essere italiano.
È la storia dell'Istria, del suo popolo, della sofferenza cantata e recitata e della voglia di raccontare che "c'era una volta" e sempre ci sarà, fino a quando qualcuno ricorderà.