Se alla base dell’idea dell’autore Jordi Galceran, sfruttata per questo thriller psicologico, c’è la rappresentazione di un gioco sadico, che l’assassino progetta nei minimi dettagli, simile a quello del gatto con il topo, assistendo alla messa in scena di “Parole Incatenate” della compagnia Artù - nella traduzione di Pino Tierno – il pubblico stesso si sentirà, come il topo, vittima delle continue, false speranze che i protagonisti gli danno di poter sfuggire ad un finale inevitabile.
Il turbamento che permea l’interpretazione di Francesco Montanari e Claudia Pandolfi per quasi tutta la durata dello spettacolo, infatti, coinvolge anche lo spettatore che si trova a dover ragionare in fretta sul comportamento contorto del personaggio di Roberto, per tentare di comprendere fin dove potrà spingersi. La tensione emotiva si spezza solo in rarissimi momenti in cui i volti, le voci e i corpi dei protagonisti si decontraggono per mostrare un barlume di umanità, complicità, sentimento: è la dimostrazione, certo, della bravura dei due interpreti, che riescono ad ingannare con continui “colpi di scena” ma vuole esserlo, forse anche del dell’ipotesi inquietante che gli esseri umani sanno simulare, mentire ed ingannarsi reciprocamente fino a traguardi inaspettati. Le bugie si susseguono confondendo il pubblico, che non sa mai a chi credere e persino il rapporto con personaggi non presenti in scena, se inizialmente è rappresentato tramite vaghi accenni che dovrebbero mostrarne il legame ed il forte attaccamento, viene poi smentito, togliendo qualsiasi punto fermo allo spettatore che vorrebbe inquadrare in qualche modo i personaggi e la loro situazione.
Lo spettacolo fa uso delle videoproiezioni – scene in cui il testo mostra evidenti tratti cinematografici – senza abusarne ed anche nell’alternanza tra queste e la recitazione sul palco, Montanari varia efficacemente tono di voce e livello di spontaneità, passando dalla “confessione” pianificata all’improvvisazione dovuta alla presenza di Laura.
Il lavoro del regista Luciano Melchionna risulta, quindi, efficace pur nel suo gusto macabro e cattura l’attenzione dal primo all’ultimo istante.
Laura Mancini