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PERDERE LA FACCIA

Perdere la faccia, in bilico tra verità e finzione

Perdere la faccia, in bilico tra verità e finzione

Perdere la faccia, cortometraggio realizzato dalla compagnia teatrale Menoventi e Daniele Ciprì, regista cinematografico, è un interessante esperimento meta-teatrale. È artifizio, finzione, menzogna dichiarata.
Non ci sono certezze se non il fatto che le percezioni e le emozioni del pubblico rimangono gli unici elementi reali. In resto è un’incognita, una sfida all’annullamento.

Vengono messi a nudo i sentimenti, confessati non attraverso le parole ma attraverso gesti ed espressioni e tutto perché nulla può essere considerato vero se non viene prima desacralizzato, oggettivato, spogliato della sua aura e portato sulla scena.

Al termine dello spettacolo lo spettatore può decidere se credere in ciò che ha visto oppure no. I punti di vista sono infiniti come infinite sono le possibili interpretazioni.
Certo è che i protagonisti ammettono di “non aver molto da dire” eppure continuano a ripetere all’infinito le loro battute, emozionati dichiarano che l’occasione è “irripetibile” ma continuano a riproporla in loop, si commuovono ma per farlo hanno bisogno di indurre il pianto artificialmente, si trasformano e diventano meccanismi che si inceppano, automi incapaci di fermarsi anche se sollecitati da eventi esterni assurdi e provocatori.

La macchina perfetta continua a procedere, noncurante dei cambiamenti, fino ad arrivare al punto limite, di rottura, dove le parole perdono di significato, vanno alla deriva definitivamente sovrastate dalle azioni esterne che riportano alla realtà.

Se confessione e bugia sono la stessa cosa, se per poter confessare si deve mentire, diventa credibile e verosimile ogni azione, evento, sentimento e le lacrime indotte si possono credere addirittura reali.
Viviamo in un mondo fatto di simulacri che, una volta svelati, non fanno altro che rimandare all’origine, in un cerchio continuo di simulazioni e truffe.

Il pubblico resta visibilmente frastornato dinnanzi al gioco di verità e inganni celati sotto all’apparente verità delle intenzioni. Perdere la faccia risulta quindi un esperimento riuscito, un tentativo di apertura del visibile all’inconscio, il prodotto di una simulazione che viene abitualmente chiamato regia.

Visto il 30-11-2012
al DOM di Bologna (BO)